Dal Fondo Questura del Grande Archivio di Napoli un interessante documento.
Il 21 giugno 1863 un certo dott. Pasquale Pepere scrive al suo “amico” questore, il famigerato Nicola Amore, di fatti accaduti a S. Giorgio a Cremano. Essi non fanno che dimostrare ulteriormente la lealtà sangiorgese verso il rimpianto regno borbonico dopo oltre due anni dalla forzata unificazione.
Ecco il testo: “In questo momento l’ex capitano della Guardia Nazionale di S. Giorgio a Cremano, Andrea Tarallo, avrà finito di vivere. I suoi nemici non contenti di averlo ridotto a tale, si propongono di fare oltraggio al di lui cadavere nel momento che attraversa il paese per andare alla ultima dimora. Quali siano stati i suoi sentimenti in vita, oggi è inutile scrutare. La mano della Provvidenza, forse più che quella degli uomini, avrà atto giustizia di essi che il rispetto al cadavere è una legge non so se più civile o morale. Io dunque confido meno nelle sopra qualità sociali che in quelle del vostro cuore e della vostra mente perché siano dati gli ordini opportuni e severi acciò non avvenga un pubblico scandalo, ed acciò ancora la di lui famiglia, poco amica dell’attuale ordine di cose, non abbia con ragione a gridare che le novelle istituzioni non siano efficienti a far rispettare le leggi. “
Quindi la morte di un traditore tanto inviso al popolo che vorrebbe anche fare scempio della salma! E persino la sua famiglia gli è contraria perché nostalgica del passato regime! Non sappiamo come andrà a finire il funerale e la risposta del questore. Resta chiara l’avversione dei sangiorgesi per i colonizzatori del nord tanto più quando dopo nemmeno due mesi avrebbero tanto sofferto per l’eccidio di Pietrarsa…
V.G.