L’11 maggio 2010, partirono da Napoli due veri e propri eroi dell’attivismo neoborbonico sempre più distinto dall’antitetico spirito salottiero e pantofolaio. Su irresistibile sollecitazione di Enzo Gulì  Pompeo De Chiara lo seguì in una ardimentosa campagna contro la sequela delle menzogne della storia che le istituzioni avevano lautamente organizzato per iniziare i 150 anni della malaunità. La popolazione marsalese accolse con inatteso entusiasmo quella ventata di verità e di orgoglio duosiciliano. Assieme a Antonio Ciano , Linda Cottone, Vincenzo Serio si creò una pattuglia di fieri napolitani e siciliani che sconvolsero la sognata giornata della “memoria condivisa” contrabbandata dal presidente della repubblica in persona.

 

Un affronto a Napolitano con le libere bandiere duosiciliane opposte a quelle piccole e di carta imposte agli ignari scolaretti!

 

Cronaca di V. Gulì a quella splendida giornata di riscatto morale

La pomposa manifestazione pubblica di Marsala non è andata liscia come avevano previsto i retorici celebratori dei 150 anni dello sbarco. Oltre alle bandiere tricolorate coattivamente esposte sugli edifici e a quelle di carta poste in mano a ignari scolaretti, sventolavano solo quelle borboniche, assieme a quella siciliana.
La foto dimostra la predominanza del vessillo delle Due sicilie sullo squallido spettacolo offerto nella città di Capo Lilybeo.
Il fatto ha colpito profondamente il capo di questo stato che ha manifestato le sue pene per questa eclatante voce fuori dal coro del Sud che pensa e che agisce.

Caro presidente, a che età comincerà invece a considerare “penoso” lo stato di degrado della terra meridionale in cui è nato? Le centinaia di migliaia di suoi antenati trucidati come “briganti”? I milioni di emigranti che hanno inaugurato 150 anni fa l’esodo dal Sud? La criminalità che ci soffoca e che lo stato non ha mai estirpato? Il regresso economico che ci perseguita dal 1860 sotto tutte le istituzioni pubbliche dai savoia a questa repubblica?
Questa dovrebbe essere la sua pena futura fino al momento in cui nella sua coscienza non nascerà il dubbio che quello che stona non è una civile contestazione ma la pervicace riedizione dei luoghi comuni sul Mezzogiorno che ormai convincono sempre meno gente, come abbiamo constatato nell’autentico afflato popolare che ha caratterizzato la nostra presenza a Marsala.

Vincenzo Gulì

Capo delegazione neoborbonica a Marsala