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NELL’INFORMAZIONE E’ TEMPO DI BABELE

 

Chi ha una certa età da una vita è stato abituato a leggere giornali, vedere TV e cinema con le informazioni più disparate, comprese ovviamente quelle che incidono direttamente sulla politica sociale. I più sono stati passivamente collegati con questo mondo martellante e suadente che gode di una autorevolezza assiomatica. Quelli che hanno cavalcato il sistema, maligno perché emanazione fondamentale della Rivoluzione , hanno pure comandato in piccolo o in grande determinando la vita di ognuno. Nell’ultimo quarto di secolo un autentico sconvolgimento è avvenuto nel campo della comunicazione di massa. Il mondo virtuale del web è progressivamente cresciuto collegando gli uomini di ogni latitudine e fornendo loro contemporaneamente gli strumenti per interpretare sia i ruoli passivi che attivi. In altre parole se, per esempio,  fino ad ieri pubblicare un pezzo con tanto di foto era privilegio di pochi giornalisti (addirittura pochissimi sulle testate che contano), oggi  sono sufficienti mezzi alla portata generale per farlo on line in una maniera che evoca fortissimamente il vissuto che tanto ci ha plasmati. Ci sentiamo Indro Montanelli se scriviamo un articolo o Enzo Biagi se facciamo un filmato perché ad essi inconsciamente ci correliamo  quando il nostro pensiero gira libero in Internet. Questa nuova moda è talmente dilagante che sta causando l’agonia dell’editoria e una forte crisi nel cinema, prove lampanti di una competizione profonda ed impari. Da qui nasce la presunzione velleitaria dei nuovi opinion maker che si sentono come quei giornalisti del passato in fatto di autorevolezza e indice d’ascolto.
Ma assolutamente non è così. La comunicazione virtuale è stata facilitata dai padroni di quella tradizionale della nostra generazione e non potrà mai ritorcersi contro di essi che sanno da secoli programmare dettagliatamente. Ecco spiegate le delusioni di pagine con migliaia di fan o l’adesione oceanica ad eventi che si rivelano dei flop. Nel momento stesso in cui è stato concesso a chiunque di diventare Montanelli o Biagi, il potere ha abbandonato la divulgazione da questi attuata. Oggi è tempo di Babele, cioè di massima confusione e proliferazione mediatica con apparente forma di democratizzazione e di potere non reale. Dando qualsiasi notizia non si dà in effetti alcuna notizia che conti. Prima un film di rottura o un giornalista d’assalto poteva mettere in crisi i signori dei mass media, adesso costoro non temono più nulla. La gente è talmente distratta dalle idee che provengono da ogni direzione che sempre più spesso invece di vagliarle e scegliere attentamente, agisce autonomamente  con i semplici strumenti a disposizione e ne pubblica altre, ed altre ancora insieme ad altri ancora ecc…, sino al caos generale e allo svilimento di ogni campagna informativa. Se prima salire sull’ambone era prerogativa di una élite e la massa era assiepata sotto di esso ad ascoltare, l’aver regalato quasi ad ognuno il suo ‘ambone’ ha disperso quella massa e quasi nessuno è disposto a sottostare e prestare attenzione. Ma l’omelia dall’ambone era il modo di catechizzare i fedeli, la moderna ‘omelia’  è soltanto uno sfogo egocentrico e vacuo. In tal modo i ‘fedeli’non sono catechizzati, non estendono la propria cultura, non crescono migliorando la società e allevano posteri peggiori di loro. Questo è il piano dei padroni dell’informazione che vogliono un’umanità a una dimensione, prona e agevole per ubbidire a qualsiasi ordine.
Purtroppo la passione del web  non scemerà in nessuno dopo queste considerazioni perché lo  studio minuzioso che ha preceduto questa rivoluzione informatica è quasi infallibile. L’avverbio di dubbio discende dal famoso aforisma del diavolo, le pentole e i coperchi. Ma questo è un altro (pur fondamentale…) discorso che esula da questa analisi che vuole solamente porre l’attenzione sulla correlazione inversa , ma ineluttabile,  tra forza della comunicazione e quantità di agenti. Pochi prima muovevano i popoli, molti ora li tengono ancora più inerti. Chi ha inteso agisca di conseguenza , anche passo dopo passo, per il bene di tutti.

Vincenzo Gulì