Premessa: l’Irlanda dopo quasi mezzo millennio di dominazione inglese ritrovò la sua indipendenza a partire dal 1916 con la Rivolta di Pasqua (si preparano grandi festeggiamenti per il prossimo centenario). Ciò avvenne, purtroppo, dopo una sanguinosa guerra civile il cui eroe nazionale più famoso fu Michael Collins e l’organizzazione più temuta era l’IRA (Irish Republican Army) e il partito politico di supporto era il Sinn Féin (facciamo da soli, in gaelico). Purtroppo Londra accettò, nel 1921, la creazione della Repubblica d’Irlanda a patto che la regione orientale dell’Ulster (non certo casualmente la più industrializzata del paese) rimanesse nella Gran Bretagna quale regno unito con capitale Belfast. I veri irlandesi non hanno mai desistito dalla totale liberazione dell’isola, soprattutto quelli ancora sotto l’oppressione inglese. A varie riprese l’IRA (o la New Ira) ha scatenato lotte sanguinose per l’indipendenza nell’Ulster, specialmente negli anni Settanta a cui ha partecipato l’ultimo martire di cui parliamo appresso.
Bobby Sands a 17 anni aderisce all’IRA tra i volontari (che combattono gli invasori) avendo visto le violenze dei filo-inglesi nella sua casa. Passa 1/3 della sua vita nel carcere speciale di Maze, le famigerate H blocks, (a Belfast, capoluogo dell’Ulster regione irlandese irredenta e indomita) ove è sottoposto a sevizie e umiliazioni. Nel 1980 escogita con i suoi compagni di prigionia prima la protesta delle coperte e delle divise da galeotto (per distinguersi dai veri criminali) e poi lo sciopero della fame. Nel frattempo è eletto al parlamento di Londra ma prosegue la sua fatale protesta sino al 5 maggio 1981 quando, dopo 66 giorni di digiuno, muore a 27 anni per la liberazione della sua Irlanda. Scrisse in carcere varie poesie e canzoni patriottiche. Qualche suo pensiero:
“Nella lotta nessuna parte è grande o piccola, nessuno è tanto vecchio o troppo giovane per combattere…
Se il nemico non riesce a stroncare il desiderio di libertà non si fermeranno mai. Non mi fermeranno perché il mio desiderio di libertà, e quello del mio popolo, è nel mio cuore. ..
Ognuno, repubblicano o meno, ha il suo particolare posto nella lotta.
La nostra vendetta sarà il sorriso dei nostri bimbi. “
Considerazioni duosiciliane
Se l’Eire (vero nome dell’Irlanda) si liberò dopo 5 secoli di schiavitù non vediamo perché dovrebbe essere un ostacolo insormontabile il secolo e mezzo di colonizzazione italiana. Noi non possiamo stare peggio degli irlandesi del Novecento che manco lontanamente pensavano di poter battere la grande Inghilterra. Anche lì la colonizzazione culturale era stata fortissima con la persecuzione terribile e continua dei costumi locali, della lingua madre il gaelico, della religione cattolica soppiantati per un tempo quasi infinito dalle usanze inglesi, dalla lingua inglese e dal protestantesimo. Ma l’inconscio collettivo sedimenta e conserva molto più di quel che si possa immaginare e un gruppo di patrioti veri riprese con più veemenza le lotte irredentiste che nei secoli passati non erano mai mancate, pur senza alcuna fortuna e sempre frutto di una minoranza impavida. Una particolare congiunzione tra I guerra mondiale, aiuto degli emigranti in America durante la Grande Carestia (Great Famine) di metà Ottocento causata dagli oppressori e determinazione degli insorti portò alla proclamazione della libera Repubblica d’Irlanda nel 1921. Il fattore fondamentale fu proprio l’ultimo perché il popolo non capiva che i suoi patimenti dipendevano dalla volontà di Londra a cui era possibile sottrarsi. Azioni dimostrative a volte fin troppo eclatanti costrinsero la gente a riflettere, ad ingrossare l’esercito di liberazione e giungere alla vittoria, seppur incompleta per la perdita dell’Ulster.
Queste sono vicende di un secolo fa che pure potrebbero servire, come tutta la vera storia, a indicare la strada giusta per il futuro anche dalle nostre parti. Ci piace ancora soffermarci sulla lotta di una trentina d’anni or sono che ha infiammato l’Ulster indomito. La vicinanza nel tempo potrebbe essere elemento ancor più persuasivo per gli odierni meridionali d’Italia, totalmente disorientati.
Cominciamo dalle frasi del giovane Bobby Sands:
- nessuna parte è grande o piccola, nessuno è tanto vecchio o troppo giovane
per dire che i numeri non sono fondamentali per tale tipo di lotta e che l’età non può costituire un freno inibitore, sono gli interessi a ingigantire tali problemi
- il mio desiderio di libertà, e quello del mio popolo, è nel mio cuore
per ricordare che la parola magica Libertà non deve stare sulla bocca o nella mente ma che deve risiedere stabilmente nel più profondo e nel più alto livello della nostra coscienza per salvarsi dal terrore della repressione
- Ognuno, repubblicano o meno, ha il suo particolare posto nella lotta
per evidenziare un problema spinoso e grande che ci affligge: monarchici e repubblicani, anarchici e gnostici, ognuno ha un suo ruolo e “posto di combattimento” da dove lottare proteso in avanti contro il nemico e non a lato su chi è diverso da lui (in Irlanda anche protestanti e monarchici si unirono alla maggioranza cattolica e repubblicana…)
- La nostra vendetta sarà il sorriso dei nostri bimbi
è una famosa e bellissima affermazione di Sands che presagisce il futuro di libertà non con la testa di un inglese impilata sulla baionetta per macabra, inutile e falsa soddisfazione ma nella gioia spontanea delle future generazioni finalmente capaci di affrontare una vita degna d’essere scelta e vissuta.
Aggiungiamo un’altra frase celebre di uno degli eroi di un secolo fa James Larkin
- I grandi sembrano grandi, perché siamo in ginocchio: Alziamoci.
Ogni discorso che tratta delle difficoltà della lotta per l’indipendenza è dovuto alle nostre paure immotivate. Trovando il coraggio di muovere contro di esse anche le difficoltà si ridimensioneranno…
In conclusione, ci vogliono dei Bobby Sands per ridestare l’attuale sud Italia che soffre la più grande crisi della sua disgraziata storia italiana, e che si avvia a un futuro ancora più disastroso ma non comprende la causa tricolore che lo dilania e la possibilità di fuggire dai suoi artigli inesorabili. Abbiamo pregato sulla sua tomba a Belfast proprio per questo lasciandogli il messaggio allegato per maggior forza. I vecchi combattenti aspettano i giovani come Bobby, ben sapendo che poco hanno in comune con loro (età, cultura, vissuto, esperienze, formazione ecc.) se si eccettua l’amore per la Patria delle Due Sicilie che il popolo napolitano e quello siciliano devono assolutamente anteporre a ogni altro ragionamento. Le differenze ci sono in partenza ma vanno accantonate per la durissima lotta che ci aspetta; dopo la vittoria riemergeranno in pieno nella corretta e naturale dialettica politica di ogni libero stato. Se invece fanno abortire la lotta vuol tristemente dire che l’indipendenza e la libertà non sono gli obiettivi primari, oppure lo scetticismo devia fatalmente le forze in una scorretta e innaturale dialettica politica in uno stato inesistente.
Il gruppo che vincerà deve far tesoro di quanto detto prendendo ad esempio gli irlandesi di Belfast, di Derry, di Armagh e di tutte le città oppresse dell’Ulster in cui ancor oggi c’è discriminazione razziale, voglia di ribellione e casi recentissimi di reazione alla Bobby Sands.
Questo potrebbe sembrare un invito alla lotta armata ma assolutamente non lo è perchè tra noi e gli irlandesi vi sono notevoli differenze comportamentali e perchè i tempi stanno cambiando assai in fretta e radicalmente. L’ispirarsi all’Eire riguarda la deterrminazione nell’azione e la profondità del sentimento patriottico non certo le modalità anche cruente che sono state utilizzate. Oggi alcune proteste in campo economico potrebbero valere assai più di una bomba dell’IRA. In altre parole escludendo la lotta armata, tutto il resto messo in essere dai patrioti irlandesi va preso a modello. Sarebbe già un enorme e decisivo passo avanti per l’attuale Meridione d’Italia.
Belfast, 5 settembre 2015
I Popoli delle Due Sicilie, oppressi da 154 anni di colonizzazione italiana per mandato del comune nemico Inghilterra, onorano Bobby Sands e gli altri eroi e martiri del popolo irlandese oppresso. Il suo esemio di sacrificare giovani vite per la Patria in schiavitù possa infondere nei giovani meridionali d’Italia simili sentimenti per la liberazione della loro Terra.
Il coordinatore del libero Parlamento delle Due Sicilie
Napoli Capitale
Vincenzo Gulì
Video della consegna della preghiera a Bobby Sands
al Milltown Cemetery di Belfast