BORBONEMANIA O CARLOMANIA?

 

Anche l’antica Resina, nel circondario di Napoli Capitale, ha intitolato una “piazza” al grande Carlo di Borbone che ha inaugurato l’era moderna degli scavi archeologici rendendo celebri Pompei e Ercolano. Plaudendo ovviamente all’iniziativa e invitando tanti altri comuni a fare altrettanto, è necessaria qualche precisazione. Recentemente qualcosa di simile è accaduto a S. Giorgio a Cremano e a Portici. Ma nella città della reggia hanno intitolato il cortile della stessa a Re, alla presenza anche di suoi discendenti; mentre a S. Giorgio la piazza principale è stata dedicata al Re nel tripudio di una folla con tanti vessilli duosiciliani e con la presenza di suoi discendenti, quella piazza che era nientedimeno intitolata allo scalzato Vittorio Emanuele II. Tutti si esaltano per questa escalation filo borbonica, a noi pare purtroppo il contrario. Dalle bandiere storiche e dalla piazza principale (inquinata dal sabaudo) si scende a un semplice largo-cortile senza vessilli borbonici, e si scende ancora a un piazzale, praticamente celato, che non ha né auto né pedoni in transito. Infine, aprirsi verso lo spagnolo Carlo e non considerare neppure i suoi discendenti di nome Ferdinando (il figlio nato a Napoli e il pronipote nato a Palermo), molto più incisivi sulla nostra storia, significa chiaramente seguire una moda culturale political correct. Si sa che la storiografia ufficiale salva dei Borbone di Napoli solo Carlo (tra l’altro denominato dolosamente III per accostarlo al trono di Madrid) perché estraneo ai ripetuti attacchi del loro regno che i due Ferdinando hanno rintuzzato in maniera ferma anche se non ottimale. Gli dei massonici della cultura consentono quindi  una “carlomania” non una “borbonemania” per placare l’esponenziale revisione storica in atto. Tuttavia il tabù può essere aggirato come successo nella città di Troisi (che scalzò prima dalla seconda piazza un altro colosso settario come Garibaldi). Ci vogliono coraggio e stimoli per evolversi sempre. Questo è l’auspicio per il prossimo futuro della toponomastica meridionale che è tutta da sovvertire in nome della tradizione e della verità storica che avanza sempre di più…

V.G.