Quest’anno ricordiamo l’antica iperdulia per l’Immacolata Concezione nel regno di Napoli già dal Seicento anche se il dogma è di quasi 2 secoli e mezzo dopo. L’immagine è la Vergine donata da Ferdinando IV di Borbone alla città di San Giorgio a Cremano per la sua fede e la sua lealtà che è portata in processione assieme al santo Patrono Giorgio nella Festa della Lava. Riportiamo una pagina redatta sulla festa dell’Immacolata da don Paolo Capobianco, sacerdote di Gaeta che abbiamo avuto l’onore e il piacere di conoscere, morto a 99 anni con una immensa fede nell’Altare e nel Trono dei Borbone. Don Paolo si vantava di essere il figlio dell’ultimo bambino nato a Gaeta nelle Due Sicilie, proprio il 13 febbraio 1861 sotto l’imperversare spietato delle bombe piemontesi nell’ultimo giorno dell’assedio. La solennità descritta è del 1848, ben prima della proclamazione sia del dogma sia della festa nazionale.
L’Immacolata Concezione. Sui nove mesi, nove giorni e nove ore passati a Gaeta da Papa Pio IX si sono dette e scritte molte cose. Tra esse molto spazio è stato dedicato dalla storiografia locale e dalla tradizione orale in particolare, alla maturazione nell’animo e nella mente del pontefice del dogma dell’Immacolata Concezione. Infatti, secondo una diffusa corrente di pensiero, questo convincimento sembra essere avvenuto a Gaeta, durante le frequenti visite di preghiera e meditazione presso la Cappella D’Oro del complesso dell’Annunziata, davanti al quadro dell’Immacolata Concezione di Scipione Pulzone. Non contestiamo questa tesi, ma pensiamo che ci sia stato anche, e forse soprattutto, altro. In attesa che si aprano archivi ancora chiusi e si scoprano documenti sconosciuti, proviamo a immaginare cos’altro avvenne in quel periodo a Gaeta che influì sulla scelta del Papa nel definire il dogma mariano. A Gaeta s’incontrarono e fusero la pietà mariana privata di Pio IX e quella pubblica del Regno delle Due Sicilie. La devozione mariana nel Regno delle Due Sicilie è fortissima, nel clero, nel popolo e nelle istituzioni. Si può dire che essa era, ed è, uno dei perni principali sui quali ruota tutta la religiosità del popolo del Sud. L’Immacolata fu proclamata Patrona principale del Regno delle due Sicilie e di tutta l’Armata di terra e di Mare dal Papa Benedetto XIV, a supplica del Re Carlo III e della Regina Maria Amalia. La Cappella dell’Immacolata fu dichiarata da vari Re di Napoli, Cappella Reale, prescelta per le funzioni religiose e gale di Corte in tutte le solennità civili e patriottiche. Il forte trasporto privato di Giovanni Maria Mastai Ferretti per l’Immacolata Concezione, risale al 1821, quando giovane sacerdote faceva il ritiro mensile nella Cappella di S. Bonaventura al Palatino, dove è esposta la famosa Lettera Profetica di S. Leonardo da Porto Maurizio, grande araldo dell’Immacolata. Proviamo ad immaginare quali sensazioni, emozioni, pulsioni ed anche condizionamenti psicologici dovuti al temperamento e all’educazione possa aver provato Pio IX, quando all’aurora di quella domenica 8 dicembre del 1848, festa della Patrona del Regno, fu svegliato dalle salve delle artiglierie della Piazza e delle navi ancorate nel porto di Gaeta. Scrive il Blois: ”Dischiudevansi le porte della Cattedrale, ed una folla di gente veniva dai circonvicini paesi, e ne ingombra tutta l’ampiezza. Le truppe in gran gala uscivano dai rispettivi quartieri e si piazzavano in Largo delle bombe, in ordine di colonne serrate in massa, ed in ordine di battaglia lunghesso la strada principale, e di riscontro alla Chiesa. Non potendo il Tempio contenere tutta la gente accorsa, n’erano le strade affollatissime. Si gran concorso ben addimostrava qual giorno solennizzar si dovesse: quello di Maria SS dell’Immacolata Concezione, venerata da tutt’i credenti, e speciale protettrice dello Esercito Napolitano. Rigido e caliginoso era il tempo; ma caldo era il cuore della soldatesca per si fausta ricorrenza…mentre le Bande cogli armoniosi suoni commovevano l’animo a religioso sentimento…”Un simile spettacolo di fede, per quanto ingenuo, non può lasciare indifferente un animo pieno di devozione mariana come quello di Pio IX.C’è un’altra versione, meno romantica, proposta dal Brunetti: “Quando Pio IX il 25 novembre del 1848 si rifugiò a Gaeta (dove S. Leonardo da Porto S.Maurizio aveva nel ‘700 espletato una delle sue circa 300 missioni evangelizzatrici), il Re delle due Sicilie Ferdinando II gli offre ospitalità, ma dietro suggerimento degli Alcantarini di Napoli (che a Gaeta avevano l’importante Santuario della Montagna Spaccata) e per mezzo del suo ambasciatore il duca di Serracapriola, curatore degli affari economici dei francescani, gli chiede come contraccambio la definizione dogmatica dell’Immacolata. Nella sua risposta all’inviato reale Pio IX dichiara che le grandi parole di S. Leonardo e le suppliche del mondo cristiano non gli lasciano più riposo e che è ben risoluto all’azione. Infatti il 2 febbraio 1849 pubblica da Gaeta l’enciclica Ubi Primum, nella quale chiede all’episcopato di tutto il mondo di fargli conoscere con lettere il suo pensiero e quello dei fedeli riguardo all’Immacolata Concezione..”Il ricorso ai Vescovi della cristianità con le modalità dell’Ubi Primum, in fondo non è altro che quel “Concilio per iscritto e senza spese” preconizzato da S. Leonardo presso Clemente XII e Benedetto XIV, nella citata lettera profetica. Il risultato finale è noto: 1’8 dicembre 1854 il dogma è proclamato con l’Ineffabilis Deus.In definitiva si può affermare che la devozione, la propensione privata, le emozioni e le suggestioni gaetane di Giovanni M. Mastai Ferretti hanno avuto, certo, la loro parte a rafforzare la determinazione che Pio IX sembra aver assunto già nel momento che si sentì sulla fronte la tiara pontificia: porre fine alla secolare controversia teologica e di definire l’Immacolata Concezione.In questa ricostruzione tra il vero e il verosimile, ci piace sottolineare la grande propulsione a favore della proclamazione del dogma che venne dal Sud, dal clero del Reame delle Due Sicilie. Si espressero favorevolmente: il Cardinale Arcivescovo di Capua, il Cardinale Arcivescovo di Napoli, i Vescovi di Chieti, Manfredonia, Anastasiopoli (in partibus), L’Aquila, Lipari, Tursi, Oppido, Sessa, Policastro, Nocera e Nusco. Francesco Schiano.”A Gaeta, nella Cappella d’oro, qualcosa accadde, sino a indurre il Segretario di Sua Santità a predisporre il massimo silenzio ed isolamento. In quella notte fredda, l’altare era rimasto illuminato non solo dai ceri quando la Madre Celeste appoggiò il suo sguardo d’amore sul volto del suo servo prediletto”.
Don Paolo Capobianco