Il poco celebrato eroismo dei maggiori Musso e Nicoletti

Generalmente gli storici non si soffermano più di tanto sull’inattesa prosecuzione della battaglia del Volturno il 2 ottobre 1860 a Caserta. Mentre i combattimenti plurimi, tanto che si dovrebbe più esattamente parlare di varie battaglie del Volturno, del giorno 1 sono ampiamente dibattuti e ricordati, poco o nulla si commemora il giorno successivo.

E’ risaputo che il neo generale Von Mechel ricevette il compito fondamentale di attaccare il migliore generale nemico, Nino Bixio, ai Ponti della Valle con una brigata di oltre ottomila uomini, partendo la sera del 30 settembre dato il lungo tragitto a piedi. Ma il suo aiutante col. Ruiz (traditore nelle Calabrie ma raccomandato di ferro ancora in…servizio) lo aveva convinto ad una variante nella strategia concordata con il mar. Ritucci che sembrava assolutamente conveniente se guidata da un duce leale. Dividendo la brigata, mentre al mattino del 1° ottobre Von Mechel assaliva frontalmente in garibaldini, in contemporanea Ruiz li prendeva alle spalle per un’altra strada dalla colline circostanti. L’effetto sarebbe stato devastante per gli invasori internazionali!

Ruiz però aveva ben altre mire, pattuite con il nemico. Quindi si fece assegnare oltre cinquemila soldati per la sua missione e prese presso la zona di Caserta Vecchia la via per la montagna mentre il generale svizzero marciava in pianura per Maddaloni. Con la massima lentezza all’alba si trovò nei pressi di Morrone e, invece di continuare e in tre ore coprire le poche miglia rimanenti per il luogo della battaglia, si fermò sapendo che sul monte castello erano asserragliati circa trecento garibaldini. L’intera brigata fu spettatrice di un assurdo perché inutile, data la pericolosità nulla del nemico, e deleterio, dato il fallimento della strategia concertata con il suo superiore, avvenimento bellico in cui poche centinaia di regi a turno cercavano di conquistare la vetta comandati da Ruiz nel peggiore dei modi. Così solo nel primo pomeriggio i garibaldini furono annientati, anche grazie alla popolazione da essi esasperata nei giorni precedenti. Ma il danno a Von Mechel era irreparabile come per l’intera offensiva borbonica, come volevano i settari…

Tra gli ufficiali che avevano combattuto corpo a corpo con il nemico c’erano i maggiori Musso e Nicoletti e il col. De Francesco. Costoro, oltre ad essere   entusiasmati per la vittoria, erano sbigottiti dal comportamento molto sospetto di Ruiz. Quando giunse il vergognoso ordine di Ritucci della ritirata generale, non vollero più ubbidire a duci inaffidabili e con i loro reparti la notte tra il 1 e il 2 si allontanarono dal grosso. Seguendo un malconsiderato istinto decisero di puntare da varie direzioni su Caserta sia nella speranza di qualche successo secretato dei propri commilitoni, sia per attaccare a sorpresa il quartier generale di Garibaldi.

De Francesco si diresse per la pianura verso San Leucio con battaglione, Musso verso Casolla con un paio di compagnie, e Nicoletti a Caserta Vecchia con altrettante compagnie per convergere poi tutti sulla Reggia.

Al mattino, il colonnello incappò in un’intera brigata garibaldina che lo circondò facendo tutti prigionieri.

Il magg. Musso invece annientò il presidio garibaldini a Casolla e si precipitò sulla città baldanzoso per lo stradone di Centurano.

Il magg. Nicoletti non trovò ostacoli e puntò deciso verso Caserta per lo stradone di S. Antonio.

Entrambi i percorsi si univano presso la Chiesetta di S. Maria di Montevergine all’ingresso dell’abitato casertano a un solo chilometro dalla Reggia.

La prudenza della regia inglese aveva dotato il centro della città di soldati scelti non solo britannici per difendere da ogni eventualità un attacco al comando generale garibaldino. In tal modo un intero reggimento con buona artiglieria era appostato a ricevere le poche centinaia di regi all’attacco. Fu una lotta feroce e disperata ma destinata chiaramente alla sconfitta per gli eroici soldati duosiciliani. Parecchi i morti e feriti, gli altri catturati dagli invasori.  

Un cronista inglese raffigurò la scena del combattimento che fece trattenere il respiro ai sudditi della regina Vittoria perché paventavano l’arrivo di interri reggimenti borbonici che purtroppo erano stati disattivati o inutilizzati dall’ignavo Ritucci. Così ci rimane un documento icastico dell’estremo tentativo dei nostri antenati di salvare le Due Sicilie a Caserta. Come ci rimane il dovere di esaltare gli autori di questo fatto d’armi colmo di orgoglio e di amor patrio: ONORE ETERNO AI MAGGIORI OTTAVIO MUSSO E DOMENICO NICOLETTI!

 

  Vincenzo Gulì

 

Disegno inglese del 2 ottobre 1860
Lo stesso luogo oggi