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L’antica chiesa del Carmine, gremita all’inverosimile, ha dato l’addio terreno a Gennaro Brandolini, morto a soli 41 anni per infarto cardiaco dopo una lunga malattia.

Pochi sanno che il sedicente “dislessico Gennaro” è stato, due anni fa, tra i  fondatori di un’associazione culturale: Neo Borbonici Attivisti. Un’associazione nata dal nucleo centrale dello storico Movimento Neoborbonico per l’incompatibilità fra quelli che volevano a tutti costi proseguire una sterile attività cultural-nostalgica e gli altri, come lui e lo scrivente, che ritenevano maturi i tempi per far sfociare la storia ritrovata nel mondo attuale ed abbracciare tutte le croci che il cosiddetto Mezzogiorno d’Italia sta portando da 153 anni, senza preferenze o sensi di superiorità, con apertura a tutti gli autentici ,ancorché inconsapevoli, figli delle Due Sicilie. Pur senza un alto titolo di studi, Gennaro era più esperto della storia di Napoli di tanti docenti universitari o laureati filo giacobini che bazzicano nel mondo filo borbonico per interesse, tradendo costantemente i valori che esso rappresenta.

La statura della persona oggi scomparsa va misurata proprio in relazione a quei valori, come spetterebbe a tutti quelli che mostrano simpatie per la sacra bandiera duosiciliana.

Il primo valore è la Famiglia. Per essa ha speso i suoi anni da scapolo, elargendo affetto e aiuti incondizionatamente. Per essa ha fondato una società ERREDUESSE (acronimo di Regno delle Due Sicilie), distributrice di prodotti meridionali,  dando lavoro a tanti giovani e unendo molti residui produttori locali, generalmente inibiti dal potere tosco-padano.

Il secondo valore l’ha scoperto con la ricerca della verità storica sul periodo borbonico che lo ha fulminato tanto da fargli bruciare le tappe, oltre ogni rosea aspettativa. Così ha reperito i re Borbone, anima della nazione duosiciliana, affezionandosi senza indecisioni a tutti, di cui quotidianamente rinveniva nuove ed esaltanti notizie . Viva ‘O Rre! È diventato una sua espressione normale, effigiando il grande Ferdinando II nel marchio della sua società.

Il terzo valore è la conseguenza precedente con il riconoscimento della sua vera patria, le Due Sicilie, con relativa bandiera che esponeva fieramente al balcone e che ha avvolto i suoi resti mortali oggi nella sua capitale.

Il quarto valore, non certo ultimo perché l’ordine che seguiamo è inverso rispetto all’importanza, è Dio Onnipotente che, probabilmente ha imparato meglio ad amare durante la sua lunghissima agonia per le condizioni fisiche che lo abbandonavano gradualmente. Testimone è stato l’officiante che regolarmente confessava e comunicava il nostro Gennarone, come lo chiamai una volta per la sua mole sia fisica sia morale.

Gennaro non ha mai tradito sostanzialmente questi valori nonostante le eccessive difficoltà incontrate durante la sua breve vita. Per mia sperimentazione, quando si è reso conto che nessun erede al trono avrebbe aiutato seriamente il popolo duosiciliano in catene, ha divulgato l’esclamazione Viva ‘O Popolo Sovrano, da me suggerita secondo una prammatica di Carlo VII.

La sua azione a favore della salvezza della Patria è stata costante, molteplice ed efficace. Basti pensare alle migliaia di consumatori che hanno comprato i suoi prodotti con il busto del Re in primo piano o il libricino con le  note sul Regno da me fornitegli.

Dapprima si distinse tra i neoborbonici come instancabile attivista, evidenziando indirettamente il passivismo altrui; in seguito lo divenne ufficialmente grazie a un manipolo di eroi riunitisi giusto per cambiare le cose nell’attuale Sud e che proseguiranno indefettibilmente il proprio cammino.  La corona funebre di costoro l’ha accompagnato nella mesta cerimonia odierna.

Non riesco a contare quante persone l’abbiano contattato e spesso pregato per favori in questi anni sotto le insegne borboniche, senza dubbio molte di più di quelle presenti alle esequie. Anche chi era stato finanziariamente beneficato. Gli attenti osservatori hanno registrato e tutto serve per far decantare il mondo del neo-meridionalismo per renderlo sempre più incisivo e quindi vincente.

Mi sono presentato in chiesa in giacca e cravatta, non per obbligo ma perché una volta mi accolse con quel suo sorriso accattivante elogiando questo mio abbigliamento che gli ricordava il suo adorato papà. Poi, durante la Santa Messa, meditavo sul fatto che si trovava nel luogo ove pochi mese fa era stato impossibilitato ad andare al matrimonio della sua sorella piccola, con grande dispiacere. Una delle rare volte che fu in grado di uscire da casa fu l’8 dicembre 2011 quando venne, da organizzatore, alla riunione preliminare del legittimo Parlamento delle Due Sicilie, strumento indispensabile per l’attivismo neoborbonico. Ne divenne ovviamente membro e sovrintendente allo Sviluppo Economico, che tanto egregiamente realizzava con la sua azienda commerciale.

In Chiesa pensavo ancora al prete che parlava di lui ancora presente in mezzo a noi: con il ricordo nei cuori e con lo spirito vicino a noi proprio in quei momenti. Allora immaginavo che alla Consacrazione si fosse inginocchiato come da troppi anni non era più in grado di fare per la sua obesità. Per ognuno di noi il corpo è un fardello che non deve contaminare la nostra anima immortale. Adesso Gennaro è agile e lieve , pur essendo sempre lui, e incontrerà l’Altissimo per vivere di gioia perenne. Ma incontrerà anche gli amatissimi genitori, prematuramente perduti, e i tanti briganti che, lottando per quei valori, sono nella gloria dei cieli.

In questa beatitudine non si dimenticherà di noi ancora quaggiù a combattere per la patria usurpata. Continuerà a darci una mano come ha sempre fatto; ma, da una posizione tanto prestigiosa, stavolta insieme faremo la svolta che aspettiamo da 153 anni.

Ciao Gennaro, conserva anche a noi un posticino lassù e noi faremo prodigi per meritarcelo. In tal modo risorgerà anche la nostra antica e gloriosa Patria delle Due Sicilie.

Vincenzo Gulì