BAGHERIA 1860: AMPLIARE LA FORBICE TRA NAPOLI E SICILIA!

Naturalmente i garibaldini sono a Bagheria presso i Tre Portoni di V. Palagonia

Mi fa specie imbattermi in alcuni post che affliggono profondamente  la mia anima duosiciliana che viene prima dal sangue (nonni siculo-napolitani) e poi dalla storia. Oggi leggo dei fatti di Bagheria nell’aprile 1860 con tante inesattezze e calunnie contro i soldati borbonici, tramandate dai conquistatori tricolorati da oltre un secolo e mezzo, che mi contristano come uomo e come storico. Ciò è aggravato, oltre che dalla buona fede dell’estensore, dalla sua dichiarata ammissione che la storia d’Italia è tutta una menzogna.  Il che vuol dire che la propaganda ultrasecolare italiana, volta a dividere nei sentimenti i popoli al di qua e al di là del famoso Faro, è talmente pertinace che resiste anche di fronte alle colossali e fantasiose bugie che un numero crescente di napolitani e siciliani sta finalmente scoprendo e recependo.

L’Italia è cattiva, sì, ma…; i Borbone erano buoni, sì, ma… Così non si va da nessun altra parte.

Per abradere le fandonie e far spuntare le verità i fatti storici vanno pazientemente, serenamente e coraggiosamente sviscerati e analizzati.

Questa leggenda nera di Bagheria, con lauti mezzi tenuta viva e trasmessa di generazione in generazione, si può sintetizzare in una sparatoria tra Regi e civili, un po’ prima della Gancia a Palermo, con caduti da ambo le parti, la prevalenza delle forze nazionali, la cattura dei più facinorosi fucilati poi nell’antica capitale qualche giorno dopo. La vulgata dei colonizzatori parla di vessazioni dei soldati borbonici sulla popolazione, addirittura sulle donne, e di sacrosanta reazione degli abitanti, soffocata nel sangue dalla preponderanza delle forze di dominazione. Sintesi di questa empia versione sono i membri della famiglia Coffaro uccisi in combattimento o giustiziati a Palermo come il celebratissimo Andrea. Costoro hanno una lapide recente nella famosa Villa Palagonia con larga pubblicizzazione nelle scuole. Se non si studiano a fondo e comparativamente le rivoluzioni scoppiate nelle Due Sicilie non è possibile svincolarsi dalla patina di infamità scritte nei libri di storia. Sin dal 1799 (addirittura anche nel ’48)  ogni cosiddetta rivoluzione dalle nostre parti è stata preparata dall’estero con la collaborazione  dei “baroni” locali, intendendo non solo gli aristocratici ma anche gli avidi borghesi che mal soffrivano la speciale politica dei Borbone che limitava le loro brame proteggendo il popolo minuto. Rimandando forzatamente ai miei libri sulla tematica e a quelli dei sicilianissimi Alessandro Fumia e il compianto Pippo Scianò, qui si può abbreviare con il chiedersi perché i contadini fratelli Coffaro si rivoltarono?   Semplicemente perché erano al servizio del feudatario Viola che li aveva coartati per la “spontanea rivoluzione” tesa a sostituire un re a favore del popolo, il Borbone, con un altro a favore dei “baroni”, il Savoia. Infatti proprio la Torre presso il palazzo Viola fu il baluardo contro la legittima reazione delle autorità. Le calunnie sulle presunte violenze alle donne si comprende come suggestiva cornice del quadro cupo dipinto dagli storici di regime tricolore. È questo un ripetuto metodo massonico per confondere gli ingenui ma che fa sorridere chi li conosce. D’altronde la scelta di Villa Palagonia per la lapide che commemora la romanzesca vicenda bagherese con tutti i suoi trascorsi e attuali segni esoterici e massonici la dice lunga sull’intera vicenda.

Eloquente immagini dei mostri di Villa Palagonia

Chi avesse in Sicilia ancora dubbi sul diffusissimo risentimento antiborbonico e non volesse sfogliare i libri prima citati deve rassegnarsi a non voler nemmeno tentare di capire una verità importantissima per cui mi batto da decenni.

MAI ECONOMICAMENTE E SOCIALMENTE I TERRITORI CONTINENTALI E INSULARI CHE CI COMPETONO HANNO RAGGIUNTO UN LIVELLO SODDISFACENTE, INTERNO E INTERNAZIONALE, COME ALLA METÀ DELL’OTTOCENTO CON LE DUE SICILIE.

Questo documentato stato delle popolazioni ha fatto decretare ai colonizzatori tosco-padani, imbeccati dalla setta che guida il mondo, un sistema micidiale per avvelenare le menti dei giovani con la falsa storia risorgimentale per staccare per sempre Siciliani e Napolitani. Questi popoli, uniti, potrebbero infatti ribaltare tutte le persecuzioni tricolorate che ci angariano da 164 anni.

   Vincenzo Gulì