in quello che De Lautentiis chiama cesso, l’olimpo degli dei calcistici azzurri, il San Paolo, la squadra di Sarri, uomo con i natali suddisti, è riuscita a battere la capolista con un emozionante 2 a 1.

I primi 20′ sono stati abbastanza viola, la squadra allenata da Sousa ha subito voluto dimostrare chi comanda la classifica della serie A. Il Napoli, da parte sua, si è comportato come il padre che accontenta il proprio pargolo, facendo giocare gli undici fiorentini, per farli deivertire un pò.
Nel secondo tempo ben altra partita. I giocatori di Sarri, sarri…cordano di essere lì per portare a casa un risultato che consegna punti in classifica e inizia a giocare da Napoli. Questa volta “Il maginfico”, dopo soli 40” dall’inizio del secondo tempo e, giusto per mettere subito le cose in chiaro, insacca alla sinistra del portiere con un interno da antologia dopo l’assist al bacio di Hamsik bravo ad anticipare mentalmente quel movimento del soldatino azzurro. La coppia italoargentina funziona alla meraviglia con prove di scambi rapidi dalle parti della porta viola. Giusto il tempo di assaporare il pareggio, per i frastorati fiorentini, con il gol di Kalinic che il Napoli raddoppia e porta a casa il risultato. Questa volta a mettere in rete è l’argentino, quel pipita che ricorda il metallo prezioso, un passaggio del milite belga, la preparazione con quei piedi fantastici che si ritrova e portiere ancora battuto.
L’aria che si respira è di quelle che fanno bene ai polmoni, al cuore, i giocatori si recano sotto le curve per gioire col popolo azzurro, che, dimenticatosi della crisi economica, riempie nuovamente quel San Paolo che, le istituzioni, vogliono sempre più logoro, zozzo, malmesso.
Questa squadra, questo popolo, questa città non si merita uno stadio così scandaloso. Siamo certi che i nostri re Borbone, ai loro tempi, avrebbero regalato uno stadio degno di questa città, magari sarebbe stato il più bello e all’avanguardia del mondo così come lo erano le opere ereditate di quei tempi. Ma questa è un’altra storia, è un altro racconto, e tutt’altra classe.