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In questi giorni i media parlando del salvataggio pubblico del  Monte dei Paschi di Siena, erroneamente ritenuto la più antica banca del mondo con origine nel 1472, anche senza la necessaria continuità nell’attività creditizia. Con inasprimenti di imposte, tasse e tariffe tutti noi dovremo partecipare al suo rifinanziamento dopo la scellerata gestione privata. Pochi anni fa per il Banco di Napoli avvenne il contrario. Verso quello che era l’istituto più antico, continuativo, potente e famoso del mondo con prove documentali risalenti al 1463, ci fu l’indifferenza dello stato per una sua presunta crisi, creata dalla politica da tempo ingerita nella gestione, con una paurosa speculazione ai suoi danni con la scomparsa della sua autonomia d’impresa assorbita da banche del nord. L’Italia dei due pesi e due misure, inaugurata il 17 marzo 1861 e sempre più acuita, ha dimostrato la sua irreversibile persecuzione ai danni degli ex territori duosiciliani.

Qui di seguito le prove di quest’altro fondamentale primato mondiale di Napoli che l’opinione pubblica, anche specializzata in economia, volutamente ignora o finge di ignorare perché non gli resta di meglio da fare. In tal modo ritarda soltanto l’inevitabile crollo delle bugie tricolorate in piedi da 155 anni ma con le gambe sempre più corte…

In Revue Internationale  d’Histoire de la Banque. Genève 1985 due studiosi di storia bancaria napoletani Domenico De Marco ed  Eduardo Nappi nell’articolo Nuovi documenti sulle origini e sui titoli del Banco di Napoli [n.30-31, 178] riportano una ricerca all’Archivio Storico del banco che fa risalire l’attività della cassa depositi della Casa Santa e Banco dell’Annunziata (primi nuclei del futuro BN)  al 1463, cioè a ben 9 anni prima del Monte dei Paschi di Siena che vanta il suo primato di 1° banca italiana e mondiale del 1472 stampandola costantemente sui suoi documenti per ridicolo vanto.

Sul sito della Soprintendenza Archivistica per la Campania il SOVRINTENDENTE  MARIA ROSARIA de DIVITIIS, sotto il titolo GLI ANTICHI BANCHI PUBBLICI NAPOLETANI NELL’ARCHIVIO STORICO DEL BANCO DI NAPOLI riporta Sembra qui opportuno segnalare come si possa considerare ufficialmente retrodatato l’inizio dell’attività della “cassa depositi” della Casa Santa poi Banco dell’Annunziata (o Ave Gratia Plena), perchè prima che fosse effettuato il riconoscimento di banco pubblico alla Casa Santa dell’Annunziata avvenuto nel 1587), esiste la documentazione, rinvenuta nel 1985 dal Direttore dell’Archivio Storico dott. Eduardo Nappi, della prima operazione di credito effettuata nel 1463, attraverso la restituzione di una somma, depositata nel tesoro della Casa Santa dell’Annunziata (fondata quale istituto per l’assistenza all’infanzia abbandonata a metà del secolo XIV). Si può quindi collocare al 1463 l’attività della “cassa depositi” della Casa Santa poi Banco dell’Annunziata (o Ave Gratia Plena), grazie alla documentazione che, oltre a far retrodatare l’inizio dell’attività, pone questo dell’Annunziata come primo degli antichi banchi rispetto al Monte di Pietà, la cui prima operazione risale appunto al 1539 (cfr. D. Demarco e E. Nappi. Nuovi documenti sulle origini e sui titoli di credito del Banco di Napoli, in “Rèvue internationale d’Histoire de la Banque” n. 30-31,1985; ora anche in D. Demarco. Opere, Napoli 1996, vol. 5, pp. 9 e ss.; e ancora in D. Demarco, Il Banco di Napoli, cit., p. 47. D’altra parte già Alfonso Silvestri, in un suo saggio del Bollettino dell’Archivio Storico del Banco di Napoli del 1953 sull’attività bancaria napoletana durante il periodo aragonese, aveva affermato, attraverso alcuni documenti, che dal Quattrocento la Casa Santa dell’Annunziata esercitava vere e proprie funzioni di cassa di deposito e prestito, riprendendo cosi anche l’asserzione di un rapporto del 1845, dell’allora reggente del Banco delle due Sicilie, circa la gestione fin dal 1486 di una “cassa di sicurtà” da parte della Casa Santa dell’Annunziata, che avrebbe poi istituito un banco di pignorazione nell’anno successivo.”

V.G.