Esattamente quarant’anni fa, il 23 novembre 1980, un terribile sisma scosse e distrusse un vasto territorio tra Campania e Basilicata con migliaia di vittime. Di quella tragedia, ancora tanto viva in quelli in là con gli “anta”, ci preme evidenziare due fatti per corroborare l’assioma che la vera storia del passato insegna  ai contemporanei una chiave di lettura del presente e quindi dell’attendibile futuro.  

Il primo attiene all’eco internazionale del terremoto che giunse sino all’America Meridionale in Uruguay dove il fratello emigrato di una contadina irpina rimase stravolto dal sentir nominare tra i centri più colpiti quello in cui viveva la sorella. Decise allora di partire immediatamente senza badare a spese e disagi quasi per rispondere al grido di dolore che captava attraverso l’oceano.  Calcolate i tempi per organizzare il volo, raggiungere dopo 15-16 ore Roma e da lì trovare un mezzo di trasporto per l’avellinese. Ebbene, quando giunse alla casa paterna trovò solo macerie senza alcun soccorritore. Si mise allora a scavare più per rabbia che per altro finché avvertì un flebile lamento, era sua sorella ancora viva e mai soccorsa dopo quasi tre giorni dalla tragedia! Questo bellissimo fatto, ascoltato da me dal TG1 della Rai, prodigiosamente ripagò l’amore fraterno ma dimostrò in maniera incontrovertibile i ritardi, la scarsità e l’incompetenza della protezione civile italiana. Era più efficiente il soccorso, volontario,  interoceanico che quello organizzato nazionale!!!

Il secondo riguarda una considerazione che fece il grande Angelo Manna nella sua trasmissione, mai bastantemente rimpianta e ripresa, intitolata “Il Tormentone” su canale 21. Dopo aver sciorinato i panni lerci degli inadeguati aiuti per il Sud, specialmente se confrontati con quelli di qualche anno prima in Friuli per la medesima calamità, Angelo narrò la visita di rito delle autorità statali sui luoghi del disastro. Accennò al disagio che dal capo dello stato ai vari ministri e prefetti li intimoriva non poco paventando la sacrosanta reazione popolare per i danni umani e materiali ingigantiti colpevolmente dall’incapacità dell’ intervento pubblico. Ma, al loro apparire tra le macerie ancora insanguinate dei poveri borghi meridionali, accadde qualcosa di imprevedibile. I sopravvissuti, tutti colpiti negli affetti e/o  nei beni, applaudirono i gestori della cosa pubblica perché l’emozione di incontrarli di persona fece loro dimenticare i guai che li affliggevano. Manna concludeva così: quando degli statisti si sentono giustamente in difetto per aver omesso quanto dovuto alla gente e sorprendentemente sono invece quasi osannati da chi dovrebbe assalirli, è veramente un segnale terribile. Questi “vip”, chiedeva lui in TV , si pentiranno della loro negligenza con il proposito di  migliorare il rapporto con la popolazione? Ed esclamava un roboante NO! Al contrario, si convinceranno di poter ancor più tirare la corda per angariare viepiù questi colonizzati della Bassa Italia! Parole sante! Nella fattispecie gli aiuti per la ricostruzione se arrivarono lo fecero tardi e tutto a beneficio di aziende settentrionali, molti centri storici furono  abbandonati definitivamente, e il cancro dell’emigrazione divorò maggiormente i millenari abitanti delle zone danneggiate.

Dopo aver esposto due enormi malefatte della matrigna Italia, una goccia d’acqua nel macro-oceano dell’oppressione coloniale degli ex territori delle Due Sicilie, concludiamo con un’amarissima considerazione. Noi siamo figli di quei sinistrati e pertanto siamo cresciuti con l’esempio del loro complesso di inferiorità verso l’altra Italia. Perché allora ci meravigliamo se, pressoché tutti, tolleriamo la Terra dei Fuochi, conviviamo con la malavita (funzionale al nord) e votiamo in massa per i partiti nazionali che ci massacrano da 160 anni? Eppure come funghi isolati spuntano nel sottobosco brullo e sterile del meridione persone che non vogliono far morire l’attuale Sud. Sono quindi cose rare e  inaspettate. Sono però fortemente inadeguate a ribaltare la pesantissima situazione in cui ci troviamo oggi. 160 anni fa nessuno praticamente voleva l’unità ma essa si compì per nostra disdetta; stavolta  nessuno praticamente pensa all’indipendenza ma i ricorsi storici a volte allibiscono chiunque!

V.G.

Angelo Manna a can.21