tiamo

Il problema del Napoli che delude non è Benìtez né la rosa povera di top-player. La stampa ci sta conducendo ancora una volta fuori strada facendo intendere che con un altro mister (Spalletti, Montella ecc) tutto può essere risolto superando le assurde alchimie tattiche dell’attuale allenatore; facendo capire altresì che con qualche appropriato innesto (nuovo portiere, nuovo centrocampista ecc) si riuscirà finalmente a far quadrare questa squadra per vincere qualcosa di importante. Bisognerebbe invece partire dall’analisi del perché degli scarsi risultati fin qui ottenuti, rispetto alle aspettative e ai proclami iniziali. Certamente vi sono le colpe di Benìtez per i cambi sbagliati e il turn over non sempre azzeccato; certamente vi sono le colpe dei giocatori ed anche quelle della società. Ma quali di queste difetti potrebbero svanire con le variazioni che si leggono sui giornali? Sostituendo gran parte dei calciatori e con una nuova guida tecnica automaticamente vi sarebbe l’agognato salto di qualità?

Tentiamo di fare un discorso induttivo. Un vincente come il trainer spagnolo per quale motivo si è arenato a Napoli? Veramente non sa fare le sostituzioni opportune? Veramente non ha capito nulla del calcio italiano? Veramente è capace di alcune affermazioni apparentemente inaccettabili come quelle prima della fondamentale partita di Bilbao? Oppure questi suoi atteggiamenti sono messaggi cifrati verso la proprietà? Certi turn over scellerati mi ricordano Mazzarri dopo partite di Coppa che schierava una squadra ridicola in partite perse assai malamente. In altre parole, se io allenatore ho stilato un programma dettagliato con la società con alcuni elementi imprescindibili per la sua realizzazione e non vedo seguire i fatti a quanto preventivato, come mi comporto? Posso dimettermi dicendo la verità o con pretesti diplomatici, ma ciò creerebbe precedenti negativi nell’ambiente. Se non posseggo il coraggio di farlo mi adeguo malvolentieri ma non disdegno di lanciare frecciate enigmatiche alla vera causa dei mancati successi. Un esempio per tutti: se mi sono sgolato nel far rilevare l’importanza di una squadra rinforzata prima dei preliminari di Champions per non perdere il più probabile obiettivo (almeno finanziario) della stagione e mi vedo inascoltato, è ovvio che sbotto ironicamente prima di Bilbao sminuendo quella partita fondamentale, proprio come ha fatto la società con me. Metto le mani avanti per far capire al buon intenditore le colpe della probabile (e puntuale) catastrofe basca.

Il duello indiretto tra Benìtez e ADL si ripercuote pesantemente sui giocatori che sono naturalmente interessati a queste problematiche. Se assistono all’umiliazione di un allenatore famoso per motivi di bilancio intuiscono che la volontà della società non è vincere titoli prestigiosi. Più volte vi sono state dichiarazioni in tal senso da quella che per vincere uno scudetto si rischiava di tornare in serie C a quella che il fatturato aziendale non può consentire al Napoli di lottare con quelli più grandi di lui. Quando si notano un tecnico importante che non viene rispettato e un presidente che si accontenta chiaramente di vivacchiare tra i primi posti (dopo quelli che contano) la reazione è logica e difficilmente modificabile: comportiamoci di conseguenza con prestazioni oscillanti tra impegno massimo e minimo avendo ben presente l’obiettivo individuato. A parte qualche “eroe” che si impegna senza calcoli, così viene meno il concetto stesso di squadra con i risultati consequenziali.

Quando si afferma che Benìtez non è un motivatore e che i calciatori non danno l’anima in campo (nemmeno nelle proteste sacrosante) si fa recepire che un altro saprebbe farlo con questi o altri atleti. Nulla di più errato! Con la prevedibile stabilità gestionale anche uno Spalletti o un Klopp fallirebbero anche con una rosa più forte (ma non più costosa…).

Dopo il secondo posto di Mazzarri e il probabile tramonto di Benìtez, non vi sarà mai la svolta sognata dai tifosi se non cambia la politica societaria. Essa, come si sa, non dipende dalla volontà di ADL essendo altri i veri padroni e quindi non cambierà se non varieranno i soggetti esistenti.

Solo dall’armonia tra società, tecnico e giocatori si possono raggiungere traguardi storici. Raramente accade che Davide vinca Golia ma alcuni grandi successi nazionali o internazionali (dalla Liga vinta dall’Atletico Madrid all’Europa League vinta dal Sevilla) lo consentono. Un atteggiamento diverso di ADL potrebbe operare il prodigio. Magari parlandosi apertamente e con speciali premi e clausole contrattuali incentivanti.

Nella mia lunga vita da tifoso ne ho visti fin troppi di presidenti , di allenatori e di giocatori. Tutti sono stati superati dal tempo, solo i tifosi sono sempre gli stessi. I veri titolari del Napoli calcio siamo noi. A noi quindi spetta prendere atto delle vere ragioni che tarpano le ali della squadra del cuore e costringere i padroni pro tempore a trovare forza e coraggio per cambiare o, molto meglio e più probabile, per andarsene nel gran mare del passato che non torna più.

 

Vincenzo Gulì