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Il 90% dei duosiciliani partecipò, anche in maniera indiretta, al cosiddetto brigantaggio. Esso subì un vero e proprio massacro  perdendo quasi il 20% dei suoi figli migliori. Dopo oltre dieci anni di guerra senza speranza ci fu la diaspora di quelli chiamati ormai meridionali: oltre la metà dei nativi fuggì all’estero per non tornare mai più.

Ora, dopo tanti anni , nel III millennio c’è un rigurgito attorno al vessillo delle Due Sicilie grazie a un nuovo meridionalismo che si ispira fortemente agli antenati briganti. Da più parti, vicine e lontane, piove la facile critica che sono pochi e che le manifestazioni da essi  organizzate non sono imponenti come ci si dovrebbe aspettare date le tristissime condizioni attuali del Sud.

Ma, ragionando sui numeri, questi coraggiosi posteri dei veri briganti  risorgimentali  non sono una esile frangia della società odierna. Meno della metà della metà di quelli che difesero in armi di fortuna la Patria conquistata, sopravvissero infatti nella terra dei loro avi. Quest’Italia matrigna ha costantemente alimentato e moltiplicato gli altri abitanti del famoso Mezzogiorno. Da loro quindi non è sorto un bel niente in quest’inizio del XXI secolo. I neo briganti discendono direttamente da quella fettina di scampati ai massacri dei bersaglieri e alle sirene dell’emigrazione che asportarono il nerbo del popolo duosiciliano dai residenti in questa terra di civiltà e di invidia.  Facendo calcoli su quella minoranza  non sono affatto numericamente tanto inconsistenti, ma sono un prodigioso effetto del  suo eroismo. Quell’ élite illesa dal genocidio sabaudo, rifiutò di abbandonare il patrio suolo colonizzato perché dotata una forza superiore; decise di portare nel cuore  silenziosamente i tesori  di quella società borbonica da cui era stata violentemente strappata; i suoi figli fecero altrettanto tra inenarrabili difficoltà. Resistendo man mano alle lusinghe tricolori , che a profusione li blandiva affinché dimenticassero il passato glorioso talvolta riuscendo a fare delle conquiste, ci ha consentito oggi di essere quelli che siamo: l’enorme prova di un delitto imperfetto di cui è colpevole l’Italia unita.

Attualmente, un bailamme di sedicenti duosiciliani e similari blatera attorno al vessillo che fu dei Borbone  e che rappresenta l’intera  nazione, ma poi ,al momento di metterci per lo meno la faccia, si dileguano per biasimare quelli che sono pochi, sono veri e sono i legittimi discendenti dei resistenti a tutti e tutto.  Quelli che hanno superato, nelle varie generazioni, tribolazioni apparentemente ineluttabili. Quelli che non possono aver timore dei falsi alleati. Quelli che alla fine vinceranno.

Vincenzo Gulì

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