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Da vent’anni allo stadio San Paolo viene orgogliosamente esibito lo stemma di quando Napoli era una delle più grandi capitali del mondo, su sciarpe, su bandiere azzurre, sul tradizionale sfondo bianco, con i particolari dei tre gigli borbonici, su striscioni di grande effetto estetico. Ovunque i popoli che si ritrovano assiepati per eventi sportivi ostentano simboli del loro grande passato per rafforzare orgoglio e memoria storica e spronare gli atleti a dare il massimo. Addirittura parecchi anni prima un presidente del calcio Napoli lo aveva impresso sugli abbonamenti. Finalmente quest’anno l’attuale proprietà lo ha superbamente stampato su maglie e gadget ufficiali.

In questa crescita continua, che accomuna sport e cultura, recentemente allo stadio partenopeo c’è stata qualche nota stonata con il divieto in alcuni settori a portare bandiere.

Sul sito ufficiale del legittimo P2S già era stato affrontato il problema del sequestro di alcune bandiere delle Due Sicilie allo stadio, ma quello che è successo nella scorsa partita di Europa League con i danesi del Midtjylland è davvero preoccupante, ancorché abnorme.

Diverse associazioni, come i Neo Borbonici Attivisti e l’Ass. Borbonica di Caserta, e gruppi spontanei di tifosi come quelli facenti capo ad Alberto Petillo (che aveva lanciato l’idea on line), sotto l’egida del P2S, si erano dati appuntamento per il 5 novembre al San Paolo per sbandierare le gloriose bandiere duosiciliane avanti a tutta l’Europa, ricordando la grandezza di Napoli Capitale. Il fervore era così forte che parecchi altri hanno pensato di aggregarsi in extremis per non risultare assenti ingiustificati ad un evento che si preannunziava memorabile. Per cause ancora da chiarire completamente, quei timori già adombrati per qualche precedente intolleranza a quella bandiera si sono ingigantiti con un massiccio controllo ai varchi e, soprattutto, con una repressione degna di miglior movente per quelli che erano riusciti a far entrare i sacri vessilli. Per la prima volta, dopo oltre vent’anni, praticamente è stata bandita dal campo la bandiera del Regno delle Due Sicilie. Addirittura i sorveglianti hanno minacciato di spogliare quelli che avevano indumenti con lo stemma borbonico proprio nella stagione in cui la S.S. Calcio Napoli lo ha fatto mettere su gadget e maglie ufficiali! Qualcosa evidentemente non quadra e di ciò dovranno farsi carico i legali vicini a questo P2S che sono convocati per il prossimo 16 novembre.

Si ripete che giusto venti anni fa, il 18 maggio 1995, un mega striscione coprì l’intera curva B con lo stemma borbonico (fig.1), dopo che già i gigli erano apparsi allo stadio (fig.2) e che un presidente aveva addirittura emesso abbonamenti con i segni del regno dei Borbone (fig.3). Poi un dilagare della simbologia su sciarpe, cappellini, maglie e bandiere (fig.4) che sussiste attualmente con lo scopo di inorgoglire tifosi e giocatori per lottare assieme per i massimi traguardi in nome della nostra grande e prestigiosa storia.

L’azione a tutela della memoria e cultura napolitana, che non essere scacciata da nessun luogo, stadio compreso, perché serve al riscatto sociale dell’ex capitale, verterà sicuramente su due punti: studiare la normativa interna delle manifestazioni sportive del Napoli cercando soluzioni e pretendere la par condicio verso altre eventuali contravvenzioni alle norme di cui non si ha notizia di persecuzione simile a quella attuata giovedì sera dai reazionari del San Paolo (compresi i prodotti griffati Borbone di Robe-di-Kappa, sponsor del Napoli).

fig.1 18 maggio 1995 bandierone curva B
fig.1 18 maggio 1995 bandierone curva B
gigli
fig.2 Simbolo del Napoli con i 3 gigli Borbone
abbonamento_71-72
fig.3 Abbonamento 71-72 con cuore di bandiera 2 Sicilie
fig. 4 mix gadget borbonici in uso
fig. 4 mix gadget borbonici in uso

Altre immagini della manifestazione al San Paolo su Face Book:

https://www.facebook.com/vincenzo.guli/media_set?set=a.899577473460183.1073741850.100002238161054&type=3&uploaded=11