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Quer pasticciaccio brutto de via XXIV Maggio

 

Le attuali vicende del calcio Napoli inducono a qualche riflessione per il valore pregnante che esso rappresenta per la sterminata platea azzurra. Molti anni fa fummo i soli ad accogliere, con tanto di bandiera borbonica,  un signore di mezza età romano-americano di origini napolitane che tentava di rilevare una società amministrativamente disastrata da Ferlaino. Ci sembrò allora encomiabile il tentativo di intervenire in quell’intricatissima vicenda per rilanciare quel pozzo inesauribile di risorse che il calcio è per tantissimi tifosi sparsi in ogni dove, nella convinzione che l’unico punto di unificazione dei Napolitani era proprio la passione verso questa squadra che andava quindi opportunamente rinfocolata .  Fu al circolo della stampa alla villa comunale in un conato, probabilmente per l’offerta troppo bassa o l’indecifrabile giro di debiti attorno al sodalizio, che aprì direttamente la strada ineluttabile verso il fallimento aziendale. Al tribunale si ripresentò puntuale quel signore che riuscì con un colpo di mano ad aggiudicarsi il titolo sportivo. Poi il calvario ignominioso e iniquo della serie C sino alla promozione agognata in A. Fummo parimenti presenti a quella grande festa popolare, sempre con i simboli del nostro orgoglio identitario, persuasi della buona fede di ADL e quindi certi di essere partiti per futuri trionfi non solo nel calcio italiano. In effetti fu un crescendo di miglioramenti (anche per l’inesperienza del presidente cineasta paracadutato nel calcio) sino a giungere alla lotta per lo scudetto, alle coppe Italia vinte e alle belle prove in Champions League. Sottovalutando i legami della SSC Napoli e della Filmauro, vera attività di ADL, e di quest’ultima prima con Capitalia e poi con l’Unicredit, gruppi bancari settentrionali, nell’immaginario collettivo partenopeo ADL viene considerato il primo tifoso del Napoli disposto a qualsiasi sacrificio per far trionfare la squadra. Invece, proprio quando essa si affaccia alle ribalte che contano, strane operazioni di mercato la indeboliscono tecnicamente con parallelo irrobustimento della capacità finanziaria del Napoli Soccer (vero nome della squadra calcistica) e drenaggio continuo di risorse verso la controllante Filmauro, in crisi nel suo settore cinematografico. Prodigiosi equilibri mediatici cercano di occultare questa triste realtà prima con ostracismo verso campioni (come Lavezzi e Cavani) per venderli serenamente e proficuamente, poi con un’astuta manovra fumogena che mostra la declassata rosa di giocatori come il massimo possibile in mano a un allenatore vincente come Benìtez. Nella trappola ci casca pure don Rafe’ che ritiene di essere stato scelto per portare la squadra ai massimi livelli (anche in relazione all’altissimo ingaggio percepito) con i conseguenti e promessi acquisti sul mercato, indispensabili per raggiungere quei traguardi. Qui si aprono gli altarini. ADL continua a usare i mezzi finanziari provenienti dallo sport per impinguare le magre casse della sua attività nel cinema, ovviamente con concioni perenni che vorrebbero dimostrare il contrario ma con azioni in tutt’altra direzione. Benìtez si rende conto della reale situazione e cerca di tutelare il suo prestigio con messaggi indiretti al presidente nell’unico modo pubblico possibile, sul campo, mediante strane formazioni e ancor più strani commenti alle partite. Naturalmente tutto ciò influenza i calciatori: chi si sente truffato per essere stato adescato in un progetto fasullo, chi si sente personalmente leso da società e allenatore, chi si sente assolutamente insicuro per il futuro. Il risultato è lo scemare del rendimento con la crisi della squadra che stiamo attualmente vivendo.

Invece di lottare in armonia verso grandi traguardi, come pure ipocritamente promesso da tutti, le tre componenti (presidente, mister e atleti) prendono altre direzioni con sfascio generale. Quanto osservato nell’ultima vergognosa sconfitta in casa di un modestissimo Milan è la più recente prova tangibile delle nostre affermazioni. I giocatori in campo vanno deconcentrati e senza spirito di squadra. Qualche sprovveduto asserisce che sono solo mediocri ma, in qualche caso come l’incontro vittorioso con la Roma, ciò non è emerso. Siamo sicuri che anche l’innesto di qualche top player in una situazione del genere non porterebbe i frutti desiderati. Senza la fiducia tra ADL e Benìtez i calciatori non cambieranno atteggiamento, perché disorientati e divisi senza il dovuto coordinamento dei superiori. La fiducia non si esprime a parole (come sta già avvenendo) ma con i fatti. Allora basta sovvenzionamenti alla Filmauro, basta speculazioni con i giocatori (che si trattengono o si cedono per puro tornaconto prescindendo dal lato tecnico), basta discorsi fumosi e deleteri (come quello che per puntare allo scudetto si rifinirebbe in serie B…).

Ma ADL sarebbe in grado di   virare dalla rotta che sta seguendo? Ha il potere decisionale di farlo? Che ne penserebbero le finanziarie che posseggono le sue società? Il vero problema è questo e trascende purtroppo dall’ambito sportivo. Forse Benìtez l’ha capito e giustamente sta meditando di andarsene per non compromettere il suoi buon nome, senza pubbliche rimostranze  e senza strascichi polemici. I giocatori probabilmente non sono in grado di farlo e restano frastornati e discontinui.  Dalla foto della ridicola e retorica festa di fine anno di ieri si nota chiaramente il più amato calciatore azzurro, Hamsik,  guardare ironicamente  ADL che proferisce paroloni vuoti . Questo è l’atteggiamento di tutti e non porterà purtroppo a nulla di consistente.

E i tifosi? E’ sufficiente fare qualche striscione provocatorio al San Paolo o distribuire volantini di protesta per strada? Il malcontento è notorio e montante ma non servono questi strumenti per affrontare adeguatamente il problema di fondo. Effettivamente lo sceicco magnate potrebbe essere la soluzione ma occorre non illudersi sulla libertà di manovra sul mercato quando un colosso come Unicredit non ha intenzione di mollare.

Lanciamo una provocazione finale. Con la premessa che siamo più che convinti che il calcio rappresenta l’unico modo immediato di unire i Napolitani e che solo con una società libera di attuare la migliore politica sportiva si potrebbe vincere in tutti i sensi, questo groviglio inestricabile di difficoltà che soffoca la squadra del Napoli potrebbe essere mantenuto proprio per inibire il nostro completo exploit. Abbiamo parafrasato il titolo di un giallo ambientato a Roma da un non romano vero, proprio come ADL che insiste nel parlare in romanesco, (l’indirizzo è della Filmauro) per rimarcare tutto il nostro pessimismo in materia.

Anche nel calcio non è più tempo di sperare nei nostri governanti, in generale o nello sport, per un progresso che non vogliono assolutamente concederci. Bisogna trovare il modo per recidere la nostra dipendenza da loro, altrimenti saremo solo chiacchiere (da bar) e distintivi (azzurri, belli e inutili).  [V.G.]