La Pizzeria Brandi ha festeggiato con le istituzioni la presunta “invenzione” della pizza margherita che sarebbe da attribuire all’omaggio fatto alla regina usurpatrice Margherita di Savoia a fine Ottocento. A parte la repulsione per i loschi personaggi sabaudi aguzzini dei nostri bisnonni, c’è la contestazione storica di quest’altra favola risorgimentale. Ormai la pizza margherita è storicamente antecedente alla conquista piemontese e non deve essere collegata da chi conosce un minimo di cognizioni patrie alla moglie di quel re Umberto I che ha favorito e ratificato la più grande emigrazione della nostra storia. Invitiamo le nostre magnifiche pizzerie a creare la MARGHERITA BORBONICA, riprendendo con le liste di mozzarella quel “fiore” al centro che ha logicamente dato il nome a questo semplice e squisito piatto noto in tutto il mondo.
Ecco il documento che fa ascendere la famosa pizza ai Borbone.
“Prendete un pezzo di pasta, allargatelo o distendetelo col matterello o percuotetelo con le palme delle mani, metteteci sopra quel che vi viene in testa, conditelo di olio o di strutto, cuocetelo al forno, mangiatelo e saprete che cos’è una pizza”. Lo scriveva Emmanuele Rocco nell’opera “Usi e costumi di Napoli e contorni” diretta da Francesco De Bourcard. “Le pizze più ordinarie, dette “coll’aglio e l’oglio”, hanno per condimento l’olio, e sopra vi si sparge, oltre il sale, l’origano e spicchi d’aglio trinciati minutamente. Altre sono coperte di formaggio grattugiato e condite collo strutto, e allora vi si pone disopra qualche foglia di basilico. Alle prime spesso si aggiunge del pesce minuto; alle seconde delle sottili fette di muzzarella”.
Da notare che questo documento riguarda ricette napoletane del 1849!
Il Sanfedista