Sfumato Mascherano (ma c’era mai stata la volontà di prenderlo?), il mercato del Napoli fa stare adesso in ansia per Reina. Il portierone spagnolo è al centro di continui articoli che lo riguardano. Senza volerli discutere, specialmente perché spessissimo infondati, qualche semplice considerazione.
Il sensibile gap con Juve (e anche Roma) dello scorso campionato è da ascrivere soprattutto all’incapacità di chiudere le partite con le cosiddette piccole. Gli altri vi riescono per tre principali motivi: la presenza di top player capaci d’inventarsi il colpo decisivo, la presenza di giocatori esperti capaci di “tenere” il risultato, l’aiuto endemico degli arbitri corrotti (macroscopico per i bianco-neri). Ebbene, per colmare il divario il Napoli deve agire sul secondo fattore. Il terzo infatti è un tabù da sempre e il primo è abbastanza sufficiente per il micidiale attacco partenopeo. Siamo allora carenti in giocatori esperti capaci di “tenere” il risultato. Cambiare tattica quando si è in vantaggio, in particolare nell’ultima parte dell’incontro, e proteggere sapientemente il risultato è una capacità che nemmeno al tempo di Mazzarri c’era. Non basta spiegarlo in settimana o negli spogliatoi, è indispensabile avere in campo calciatori che intervengono al momento giusto per spronare gli altri a cambiare atteggiamento, anche quando la mente di molti è annebbiata. Questi calciatori devono essere per forza autorevoli per essere ascoltati. L’autorevolezza si conquista con la notorietà e la stima dell’allenatore. Entrambe sono necessarie altrimenti non si ottiene l’effetto voluto. Nel Napoli attuale vi sono due giocatori capaci di assolvere a questo fondamentale compito: Hamsik e Reina. Lo slovacco non possiede purtroppo quei due elementi (non è nemmeno titolare!) e tenta invano di arginare le cose in campo quando vanno male. Il portiere invece li ha, come gli attenti seguaci della squadra azzurra hanno potuto constatare in tutta la stagione (quando ha giocato…), con la regia costante della difesa. Ma ce ne vuole almeno un altro come lui in mezzo al campo. L’ideale sarebbe stato Mascherano e non sono proponibili altri nomi che chiaramente non hanno quegli elementi (come Gonalons e simili).
Come si fa allora a dire di programmare una squadra vincente senza una seria intenzione di trattenere Reina e di comprare quello che ci manca? Addirittura si parla anche di Europa da conquistare con queste lacune imprescindibili!
Parlare (di dirigenti) e scrivere (di giornalisti) di varie fasce di giocatori proposte dall’allenatore è semplicemente assurdo. Come si fa a rinunciare a un Mascherano, supercampione esperto del Barcellona, per scendere di livello a Gonalons, Yann M’Vila, Suarez e via dicendo? Che messaggio è per gli altri compagni? Che ascendente possono i nuovi avere sui vecchi? Come è possibile illudersi di migliorare i problemi passati senza affrontarli come si deve? Il discorso è ancora più evidente con il portiere: si vorrebbe far andare via Reina per sostituirlo, in fascia chiaramente decrescente, con Rafael e Andujar. E l’autorevolezza? Quale difensore ascolterebbe subito il richiamo di uno di loro al posto di quello di Pepe?
Davanti c’è Higuaìn sulla strada di diventare un altro organizzatore nelle fasi delicate della partita. Notizie di oggi lo vogliono quasi partente. Abortirebbe in tal modo un’altra speranza di colmare il distacco con le grandi.
Se si interrompono percorsi già provati come quello di Lavezzi con Mazzarri (ricordiamo benissimo in campo i suoi gesti da leader con i compagni prima e durante le partite nell’ultimo periodo), non si coltivano quelli in atto come per Hamsik e Reina e si precludono quelli futuri, rifiutando quelli come Mascherano, allora non vediamo che cosa di serio si sta costruendo. Non si vincerà mai niente. Si conseguiranno ancora utili di bilancio, distratti in attività non sportive alla faccia della passione, unica al mondo, dei tifosi napoletani.
Ormai sembra manifesto che tra proprietà e tifosi si perseguono due diversi obiettivi: la prima tesa a rimanere tra le prime senza vincere per non sforare il budget, i secondi sognanti trionfi in Italia e all’estero. Non riteniamo possibile nessuna conversione. ADL ha apertamente precisato che è meglio quello che propone che ritornare in serie C in cui ha preso la squadra; quindi non si farà mai prendere la mano per aprire il portafoglio sino a rischiare la vittoria (quante volte negli ultimi anni per pochi milioni non si è fatto il salto di qualità quando importanti traguardi erano matematicamente possibili?). La tifoseria è troppo visceralmente attaccata ai colori sociali per accontentarsi ogni anno di piccole soddisfazioni e non crede che una gestione più dispendiosa (ma non incauta) conduca al fallimento. Attualmente ogni parte fa lo gnorri nell’attesa che l’altra abbandoni i suoi fermi propositi.
Pensiamo che sia il prossimo l’anno in cui i nodi verranno al pettine. Infatti la presenza di un mister di grande prestigio come Benìtez non potrà continuare con un altro campionato deludente o con una mediocre performance in Champions. Ciò sarà però inevitabile senza risolvere i problemi di cui sopra. Sembriamo pessimisti ma ancora ci culla l’illusione che ADL si faccia trascinare dall’entusiasmo (quello che aveva quando voleva comprarsi il Napoli anche da Ferlaino) e da quella sua percentuale di DNA napolitano.
Noi sostenitori azzurri svolgiamo nel frattempo il nostro ruolo al meglio: siamo vicini alla squadra e prendiamo con le pinze le notizie mediatiche, spesso ispirate dagli interessati. Ricordiamo che Lavezzi e Cavani subirono un linciaggio sui mass media prima di lasciare il Napoli nell’indignazione e quasi la liberazione dell’opinione pubblica manipolata. Nessuno fece il nostro ragionamento di carisma e di guida, abbozzata o possibile, per la squadra durante la partita per la sua crescita esponenziale. Potrebbe accadere similmente per Reina e forse Higuaìn e Hamsik.Stiamo attenti! Il Napoli non è di ADL ma è la realtà più prossima all’unione e all’orgoglio da ritrovare che un intero popolo aspetta da un secolo e mezzo. Non scherziamo e non facciamo scherzare con qualcosa che è ben al di là dello sport.
Vincenzo Gulì