il lato a destra del campanile ancora privo dell’orologio

 

La civiltà delle Due Sicilie ha plasmato molti settori di questa malnata nazione italiana. E’ il caso del termine “campanilismo”  largamente adoperato per definire l’eccessivo attaccamento al proprio paese specie in contrapposizione a quello altrui. Le più frequenti occasioni di utilizzo   attuale riguardano  lo sport in cui sovente vi sono vere e proprie “battaglie” tra opposte fazioni. Da esse qualcuno è risalito alle guerre rinascimentali tra i comuni tosco-padani mescolando parole ed emozioni che rivivono tanto spesso negli stadi calcistici. Pochi sanno che l’origine del vocabolo sta dalle nostre parti. Da tempo gli abitanti duosiciliani di S. Gennaro, frazione di Palma, capocircondario del distretto di Nola della provincia di Terra di Lavoro, ambivano  all’autonomia amministrativa iterando suppliche al Re. Finalmente nel 1841 un decreto del sovrano Ferdinando II di Borbone crea il comune di S. Giuseppe nel circondario di Palma. La torre civica che erigono i palmesi con orgoglio e soddisfazione, detta volgarmente campanile, ha su tre lati degli orologi tranne che su quello che guarda verso oriente, dov’è Palma. Ciò per dare l’idea di non voler più avere niente a che fare con i palmesi nemmeno comunicando l’ora esatta. Emerge chiaramente uno spirito goliardico e ironico, nulla di più.  Unicamente una rivalità sana e virile perfettamente in linea con il rapporto di fratellanza di tutti gli abitanti delle città duosiciliane. Soltanto da qualche decennio è stato posto il quarto orologio…

Questa sorta di antagonismo tra paesi detta campanilismo è quindi nata nel nolano e viene diffusamente proferita in ogni dove. Un altro non importante ma significativo primato del regno borbonico. Il campanilismo  troppo frequentemente  è richiamato da fenomeni di intolleranza, violenza e esoterismo che assolutamente non appartengono alla nostra storia. Quando rimane negli argini civili, pacifici e canzonatori è il benvenuto dalle nostre parti. Quando invece vorrebbe riproporre quaggiù le ataviche lotte dei comuni medioevali e rinascimentali è necessariamente da aborrire. Meditino su questo i tifosi di tante squadre meridionali che traboccano di insano “odio” sportivo tra di loro, ad imitazione di quelli del nord. Anche riappropriandoci dell’autentico significato di campanilismo, frutto della nostra Terra, faremo un passo per ritrovare la nostra identità e quindi la via del riscatto.

Vincenzo Gulì