disastro

La politica del disastro

Chi s’intende un po’ di finanza pubblica è portato a fare alcune considerazioni sul alcuni fenomeni attuali che sembrano altrimenti inspiegabili. Quello che andiamo dicendo riguarda l’intero pianeta poiché crisi e annessi sono effetti di quella élite che lo tiene celatamente in pugno. E’ risaputo che nei periodi di crisi c’è un’automatica stretta alle spese pubbliche (spending review) con più rigoroso e demagogico controllo delle stesse, minore circolazione di denaro e conseguente più bassa possibilità di lucrare su appalti e business plan. E’ risaputo pure che l’avidità dei politicanti non conosce freni ed escogita, proprio nei momenti più difficili, espedienti per rimpinzarsi maggiormente. L’unico problema risiede nel non allertare l’opinione pubblica che già è sotto alta tensione per la congiuntura sfavorevole. Da tempo la fondamentale attività di ricerca è stata orientata in un settore che nemmeno i più pessimisti avrebbero immaginato. Con una serie di pretesti idonei a tenere buona la massa, come la crisi energetica o i miglioramenti agricoli,  si è stati purtroppo capaci di modificare il clima, creare sismi sulla terra ferma e nei mari, avvelenare in varie maniere intere popolazioni, come per la Terra dei Fuochi. Apparentemente i danni conseguenti dovrebbero essere una perdita secca per le amministrazioni pubbliche costrette ad intervenire. Ma non è così. Già l’assenza di seria prevenzione dovrebbe far riflettere gli scettici; non proteggere equivale ad elevare il rischio. Tornando a quanto detto sopra per la riduzione delle risorse e della maggiore severità nell’utilizzarle, tutto viene magicamente a cadere quando si verifica una calamità sociale. Per l’urgenza, i fondi sono immediatamente sbloccati e reperiti se insufficienti, magari con prestiti esteri; le ispezioni legislative e contabili sono posposte e quindi incapaci di intervenire tempestivamente; tangenti e pizzi si susseguono a meraviglia rimpinguando le tasche dei piccoli e grandi sciacalli.
La prima volta che la Scienza delle Finanze annovera qualcosa di simile è nei bilanci pubblici post-rivoluzionari, come quelli della Repubblica Partenopea di Napoli del 1799. Mentre prima si realizzavano le opere pubbliche essenziali praticamente solo con gli apporti dei sovrani e dell’aristocrazia e si mirava al pareggio del bilancio, in seguito si inventò il cronico disavanzo dello stesso da ripianare con l’aumento esponenziale del tributi colpendo le altre classi sociali con balzelli crescenti soprattutto sui beni di consumo. Naturalmente la demagogia riempì i mass media della favola che più spese significavano più servizi e quindi più benessere sociale. Gli indici economici pre e post rivoluzionari forniscono l’adeguata e incontrovertibile risposta a queste utopie.
Allora la politica del disavanzo, contrabbandata per welfare, adesso la politica del disastro spacciato per evento naturale . Essa è adottata da tutti i paesi egemoni, USA intesta, e Italia in particolare. Le trivellazioni per fonti energetiche, l’irrorazione quotidiana di scie chimiche micidiali, l’esiziale traffico di rifiuti tossici sono dei mezzi tramite i quali si inferiscono alle popolazioni catastrofici danni. Quando i settentrionalisti lanciano lo slogan “Vesuvio lavali col fuoco” non proferiscono una mera espressione razzista bensì soprattutto un auspicio rivolto  ai tiranni globalizzati  o al caso di concedere loro uno dei più grossi business del secolo!
Per l’opinione pubblica ci sono tanti opinion maker che dai punti di informazione più autorevoli, (come televisione, giornali e università) deviano abilmente l’attenzione su falsi problemi e obiettivi (come lo sport o la politica di destra e sinistra) sminuendo ogni perplessità e facilitando in tal modo la marcia vittoriosa della Signora con la Falce. Agli stessi autori di questi orrendi crimini si rivolgono questi ingenui con il cervello modificato dall’informazione per chiedere aiuto (vedi marce per la pace e raccolta di firme) . L’esito delle loro istanze è scontato perché in questa lurida politica del disastro è compresa l’attività formale di bonifica e ricostruzione, ramo fondamentale per eludere la compressione delle spese e quant’altro già detto.
Ribadendo che questa politica è una piaga mondiale e che la sovranità dei quasi tutti gli stati, come quello italiano, è assolutamente limitata (basti pensare alla sudditanza monetaria) non esiste soluzione legale all’interno del sistema. Esiste però la legittima difesa dei Popoli. Solo nelle zone in cui ancora c’è un Popolo si intravede la luce in fondo al tunnel…
 
Vincenzo Gulì