Da molte parti mi chiedono prove sulla notizia sempre più diffusa della chiusura delle scuole nel Sud dopo la Malaunità. Dopo un secolo e mezzo di accettazione pedissequa a acritica di tutte le fandonie tricolori senza avere alcuna prova o con prove assolutamente fideistiche, appena la revisione storica sta demolendo queste falsità si cambia ingenuamente atteggiamento pretendendo documentazioni totalmente inattaccabili. Il duopesismo trionfa ancora, grazie alla buona fede di tanti che amano la propria terra meridionale. Ma tant’è, ne siamo ben abituati! Pertanto contrapponiamo pure alle favole le verità di archivio! Nello specifico, ci si aspetterebbe una legge sabauda che discrimini apertamente le zone colonizzate dalle altre. La perfidia dei governanti italiani è molto più sottile di quanto possiamo immaginare. Escludere le regioni della Bassa Italia dall’istruzione avrebbe causato ritorsioni assai pericolose in quegli anni in cui divampava ancora il fuoco sacro del brigantaggio. Invece la legge che regolava l’educazione nazionale pose solo una condizione indifferente per i non interessati e letale per gli altri, senza mai nominarli. Si affidò l’istruzione primaria ai comuni che dovevano organizzarla a proprie spese. Nel periodo in cui un fiume di denaro saliva la penisola per sequestri bancari o salassi tributari (sempre nel pieno rispetto del duopesismo) praticamente solo i comuni del centro-nord furono in grado di aprire bastanti scuole. Altrove, cioè da noi, assai raramente ciò fu possibile. Le classi meridionali sempre meno abbienti dovettero tenere i figli senza studio fin quando le condizioni della finanza locale migliorarono progressivamente. Passò quasi una generazione! Nel frattempo lungi dall’accelerare le difficoltà di risorse a sud, lo stato si preoccupò di censirvi le famiglie rilevando il famoso tasso di analfabetismo altissimo per i giovani a cui avevano negato l’apprendimento. Con una comoda retrodatazione si battezzarono quei dati al tempo delle Due Sicilie creando una mentalità terribile e perenne di superiorità dei colonizzatori sui colonizzati. Mentre era esattamente il contrario prima del 1861 per le scuole civili e religiose gratuite esistenti in tutti i comuni borbonici.
In conclusione non una norma iniqua incastra i conquistatori sabaudi ma la storia di un fine secolo allucinante imposto ai nostri antenati uccisi, umiliati, depredati, calunniati e infine deportati…
Vincenzo Gulì
P.S. Nella raccolta delle leggi del regno d’Italia dell’Ottocento si può agevolmente trovare la normativa in questione che io lessi attentamente e per cui non ritengo opportuno perdere altro tempo per porgerla graziosamente agli avidi di prove. Tale avidità impone sacrifici di ricerca…