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Su Il Mattino G. Di Fiore riporta una lettera di B.Croce che a fine secolo dice alcune verità sui Borbone. Già dieci anni prima Gladstone aveva ritrattato il suo famoso giudizio sulle carceri e quindi sul regno della negazione di dio (che mettiamo a posta in minuscolo) perché, dichiarò,  le prigioni mai viste e la calunnia  vincente strumento di guerra. Il nostro parere è alquanto diverso dall’articolo in questione. Passim si notano  troppi luoghi comuni  agevolmente stroncabili .Onestà intellettuale e libertà di pensiero  di Croce che parla ancora di falsi testimoni nei tribunali borbonici ? Proprio lui che ha venduto la sua penna ai suoi padroni Savoia? Che ha sottratto gli atti processuali del 1799  per  essere l’unico a interpretarli e diffonderli? Che ha costruito la sua carriera sulle menzogne risorgimentali, imponendo la direzione dolosamente parziale della ricerca storica? Se  Croce attribuisce valutazioni favorevoli allo stato duosiciliano dopo averlo autorevolmente e autoritariamente distrutto e aver assistito alla sua completa scomparsa culturale, lo fa solo per l’insostenibile paragone con le nefandezze enormi di quello sabaudo. Quanto vale difendere la memoria di un condannato a morte giustiziato da anni proprio da quelle falsità che rappresentano ancora il suo cavallo di battaglia?  Resta tuttavia il fatto da sbattere in faccia a tutti i suoi “sacerdoti” intellettualoidi quando ripetono trionfiamente le misere condizioni dei prigionieri politici nelle galere borboniche. Citiamo uno stralcio della missiva ispirata dagli atti processuali a Spaventa: <almeno gli ergastolani di Santo Stefano, come il Settembrini e lo Spaventa ricevevano ogni sorta di libri (e lo Spaventa quelli, pericolosi e rivoluzionari allora, di filosofia tedesca), e studiavano e scrivevano>.

Se veramente Croce avesse fatto resipiscenza sui Borbone non avrebbe forgiato una scuola di cocciuti loro nemici tra l’intellighenzia italiana inalterabile  da oltre un secolo.  La considerazione finale è semplice. Sapendo non poche verità sui Borbone le tenne  prudentemente nell’ombra per il suo arrivismo. Da non laureato divenne ministro della istruzione nazionale (nihil sub sole novi per la situazione odierna…) e quindi seppe mettere a frutto i fraudolenti e perfidi consigli dello zio S. Spaventa che lo allevò nel peggiore dei modi. Silvio Spaventa, traditore in esilio della patria duosiciliana, che da funzionario di polizia perseguitò i briganti napolitani con accanimento infinito e torture inaudite. Ma di che stiamo parlando?

Fonte di riferimento: http://www.ilmattino.it/blog/controstorie/croce_lettera_poco_conosciuta_giustizia_borbonica-2150089.html