Martedi` 21 Gennaio 2014 ,nella Chiesa di Santa Caterina a Formiello,a Napoli, alle ore 18, sara’ celebrata una S Messa in cui, tra gli altri, saranno commemorati i martiri d’Otranto e i martiri di Porta Capuana del 21 Gennaio 1799. E’ la prima volta che si ricordano gli eroici lazzari che caddero a migliaia di fronte agli invasori francesi per la difesa della capitale e cedettero solo per il tradimento dei giacobini locali che creeranno la repubblica partenopea. Il presidente del Parlamento delle Due Sicilie sarà presente alla commemorazione.
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Bellissima cerimonia per intimi alla stupenda chiesa di S. Caterina a Formiello con l’Unione Cattolica Operaia e il Parlamento delle Due Sicilie per il 215˚ anniversario della lotta dei lazzari contro l’invasione francese del 1799. Il prof. Gulì ha ricordato i vari martiri a cui è stata dedicata la Santa Messa: S. Agnese (di cui la festa), I Martiri d’Otranto (le cui reliquie sono in chiesa per volere di Alfonso d’Aragona), Luigi XVI (ghigliottinato 221 anni fa) e i dimenticati Napolitani del 1799. La rabbia francese per l’ostinata resistenza dei lazzari non solo li sterminò a migliaia (almeno 5000 avanti a porta Capuana) ma si scagliò contro i palazzi circostanti che li spalleggiavano uccidendo tutti gli abitanti e contro la stessa chiesa che fu saccheggiata con distruzione del suo enorme complesso patrimoniale. Sarà poi Ferdinando I a ridare vita al luogo profanato impiantando un fiorente lanificio che durerà, guarda caso, giusto fino al 1860. Altri invasori lo chiusero per sempre…
Alcune foto su FB
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Segue una pagina sull’evento storico tratta dal libro “II FERRO E IL FUOCO DEL NEMICO ESERCITO FRANCESE”
Qui entrano in campo i famosissimi lazzari.
I tanti stranieri che sono passati nelle nostre terre, con intenzioni disoneste, hanno lasciato non solo tracce culturali (sempre però sopravanzate dalla nostra superiore civiltà) ma anche cronache ed epiteti volti a esaltare le proprie azioni e a svilire quelle dei loro avversari. E’ il caso della parola “lazzaro” coniata proprio dagli invasori francesi che assaltano Napoli. In effetti, i resistenti napoletani sono formati da nobili coraggiosi, soldati sbandati, artigiani, marinai e popolo minuto. E’ proprio quest’ultima componente la più numerosa e determinata che in breve prende il sopravvento anche nella guida della difesa della città. Sono uomini di ogni età, armati alla meglio e senza divisa perché ostentanti la camicia bianca portata un po’ da tutti che, nella furia della lotta, s’insudicia e si lacera fino a farli sembrare simili a quel Lazzaro risuscitato da Cristo che uscì dal sepolcro dopo tre giorni con bende sporche e cadenti. I loro capi si chiamano Pagliuchella, il Paggio, Michele ‘o pazzo; la loro tattica guerresca è imprevedibile e irrefrenabile; il loro numero è difficilmente quantificabile perché escono improvvisamente dai vicoli, dai palazzi, dai fondaci. Quando l’armata di Championnet, la mattina del 21 gennaio, tenta di entrare da Capodimonte a Poggioreale trova una resistenza inaspettata. Addirittura qualche cannone viene portato a furor di popolo, chissà da dove, per competere con l’artiglieria transalpina. I Francesi sono inchiodati alle porte della capitale. Il rumore della battaglia funziona come un richiamo per la periferia e, spontaneamente, migliaia di persone stanno organizzandosi dalla zona orientale vesuviana per soccorrere i napoletani. Nella bailamme di potere che aveva preceduto l’attacco francese, i pochi giacobini locali erano riusciti ad impossessarsi del castello di Sant’Elmo. Di là avevano armato i possenti cannoni che usano nel momento cruciale della battaglia. I colpi micidiali sono diretti alle spalle degli eroici popolani che difendono la parte settentrionale della città e aprono squarci che insanguinano le camice dei lazzari. Championnet ne approfitta da par suo sferrando l’assalto immediatamente e mandando rinforzi al castello. I lazzari sono costretti a ritirarsi ma si ricompattano nei pressi dell’ultimo spazio prima della città, via Foria e lì resistono superbamente inchiodando ancora una volta i francesi. Si ripete anche il grosso pericolo per gli assalitori dell’arrivo dei rinforzi già in marcia dai paesi vesuviani ma, purtroppo, anche l’opera squallida dei traditori filo giacobini. Un gruppo nutrito di esagitati studenti della vicina università, tutti figli di papà plagiati dalle idee rivoluzionarie, attaccano proditoriamente i popolani alle spalle da porta S. Gennaro nel momento critico della loro resistenza. Il conseguente disorientamento basta al nemico per lanciare una carica di cavalleria che fa a pezzi centinaia di napoletani. A Porta Capuana la lotta è tanto accanita che i lazzari hanno formato una falange così compatta che man mano che cadono diventano una macabra barricata che blocca ancor più il nemico. Un’intera brigata francese massacra senza pietà un numero impressionante di cittadini e i cavalli sono intralciati dai cadaveri mentre i cavalieri portano a termine con spietata precisione la loro opera di morte. La preponderanza della forze assalitrici fa penetrare gli stranieri tra le strade di Napoli.