delirio

Prendendo spunto dalle rimostranze della squadra del Napoli per l’ennesima partita di calcio vinta dalla squadra di Torino con i favori arbitrali, i giornali del nord sciorinano tutto il loro ottuso livore sull’attuale meridione e la sua storica capitale.  I luoghi comuni si sprecano e si potrebbero agevolmente ritorcere contro l’ignoranza che li ha partoriti. Ci piace rispondere solo su uno dei temi toccati quello dell’assistenza in Sicilia in cui si proclama che a Misilmeri vi sono più disabili che in Piemonte. Senza voler utilizzare il tasto dolente delle tare genetiche preesistenti alla malaunità proprio in Piemonte, ci limitiamo ad affermare che quando Misilmeri  (capo circondario del distretto di Palermo della Valle Minore di Palermo del Regno delle Due Sicilie)  era in uno stato indipendente non conosceva problemi occupazionali, nè conseguentemente emigrazione e tanto meno ingerenze mafiose. Poi, sotto l’ombra di un tricolore massonico, vennero “la libertà e l’unità d’Italia” e costantemente se ne andarono attività produttive espellendo i lavoratori che conobbero una novità sconosciuta da sempre: l’emigrazione. I signorotti che sagacemente avevano aiutato Garibaldi fecero assurgere ai loro picciotti importanza istituzionale fino a diventare la famosa Mafia, nota in tutto il mondo, che è una delle colonne portanti, perché sempre alimentata dal potere economico-politico, e inalterate dello stato che insiste dal 1861. I misilmeresi sopravvissuti alla guerra del brigantaggio e alla perenne emigrazione forzata, divennero ( grazie alla politica diretta e indiretta del governo tesa a bloccare ogni loro sviluppo economico)  in stragrande maggioranza inoccupati, indigenti, disperati e totalmente abbandonati da questa patria matrigna e maligna nelle braccia delle angherie mafiose. I sopravvissuti a qualsiasi cataclisma (come la malaunità) imparano per forza l’arte di arrangiarsi. Esempio macroscopico è l’ininterrotto flusso di   giovani (ma non solo… ) al servizio della malavita, come veri e propri criminali o semplicemente come collaborazionisti in attività illecite (come lo spaccio di stupefacenti). Un altro esempio è la frode allo stato occupante. Se si escludono i casi intollerabili di benestanti che sfruttano il settore pubblico, bisogna ammettere che la quasi totalità di costoro si comporta così per pura sopravvivenza. Il reddito medio dei Misilmeresi dell’Ottocento era superiore a qualsiasi capoluogo piemontese del tempo, se lo mettano bene in testa i moralisti settentrionali! Se oggi i disabili all’antico “villaggio dell’emiro” sono superiori a tutti quelli del Piemonte bisogna solo accusare 156 anni di governi italiani.

In conclusione, se i meridionali fossero cascati qui su barconi ad arte orientati (come vuole l’attuale politica immigratoria) e adesso pretendessero di vivere a sbafo sulle spalle dei nativi, ci sarebbe di che adontarsi da parte di quelli che stanno bene. La gestione degli immigrati di questi ultimi decenni consente proprio questi sfaceli economico-sociali.  Ma i meridionali non sono venuti sui barconi e non rientrano quindi nelle assurde provvidenze odierne. I meridionali sono discendenti superstiti dei duosiciliani imbrogliati dalla malaunità, depredati dei loro averi privati e pubblici e destinati a una vita  o a un’emigrazione miserabile. Pertanto essi sono anche gli eredi di quelli derubati da questo stato, fiero erede di quello del 1861. Quando uno stato  illegittimamente li ha immiseriti si ha il diritto di dare in escandescenze e quindi delirare sul loro comportamento?

Solo ritrovando la loro indipendenza gli odierni meridionali potrebbero riacquisire l’onestà e la dignità della propria esistenza.

Ai fratellastri tosco-padani che sembrano non sopportare più questi atteggiamenti dell’intero Sud, ricordiamo che proprio grazie alle ruberie nelle Due Sicilie e alla potente connivenza dei governi centrali il loro tenore di vita si è gradualmente innalzato abbandonando i livelli miserabili dell’Ottocento.  Se oggi pagano le tasse che in parte finiscono illecitamente nelle tasche di qualche disabile, sappiano che per un secolo le tasse del Sud risanarono i mali fisici, economici e sociali del Nord.

Il ladro, ripulito e impunito, si appiglia alla legge per difendere il suo bottino di famiglia! La cancellazione della memoria storica completa il cerchio. Ma, come dice un detto napolitano “ccà nisciuno è fesso” ed è venuto il momento per dimostrarlo con i fatti.