Il Vicario del P2S ha posto questo editoriale sulle prossime elezioni politiche in Italia. La posizione ufficiale di questo Parlamento fondamentalmente accoglie le sue tesi anche se nei vari sovrintendenti è sempre più forte il desiderio di fare qualcosa di concreto per la propria terra colonizzata in maniera fraudolenta da 157 anni. Ma questa volontà non basta perché viviamo in un regime che ha fissato regole inderogabili per l’attività politica elettorale. Una volta era determinante l’ideologia ma i mass media hanno modificato la mentalità dei più appiattendo e normalizzando destra e sinistra, nazionalisti e internazionalisti, onesti e reprobi. Oggi la politica attiva è più simile al commercio che alla filosofia. Nel commercio ci vogliono risorse da investire e campagne promozionali di primo livello senza assolutamente preoccuparsi della bontà della merce (infatti ci avvelenano ogni giorno inconsapevolmente). Entrambi questi fattori sono indipendenti dalla volontà dei fondatori di un nuovo movimento tanto atteso dal mondo identitario. Tanti di noi sono pronti e determinati ma purtroppo per ora non è sufficiente …

Allora portiamo pazienza verso i tanti illusi per pur parlano di Sud, Meridionalismo e Borbonismo. La pazienza invece va persa e dovrebbe spingere a fatti reali nei confronti dei politici più in vista dei partiti tricolori che in questi giorni inquinano le nostre città parlando improvvisamente e ipocritamente di avere a cuore il cosiddetto Mezzogiorno d’Italia. Giustamente diceva il grande Massimo Troisi …

 


 

V.G.

 

IL (NON) VOTO INDIPENDENTISTA DELLE DUE SICILIE

di Giovanni Maduli

11.2.2018

 

Con l’approssimarsi delle prossime consultazioni politiche nazionali riemerge la diatriba fra chi invita (comunque) alla partecipazione, chi invita ad astenersi e chi invita a partecipare annullando il voto. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.

L’elettorato, in linea di larga massima, può essere suddiviso in tre principali categorie:

– coloro che ritengono la partecipazione al voto un diritto/dovere che va comunque esercitato in virtù della riaffermazione della sovranità popolare e che l’astensione significherebbe una “resa” nei confronti del potere;

– coloro che ritengono il voto inutile perché “tanto, sono tutti uguali”;

– coloro che ritengono preferibile astenersi dal voto in quanto la consultazione, comunque si risolva, non cambierà di una virgola lo “status quo”.

Ai primi sarebbe utile rammentare che la sovranità popolare che loro vorrebbero giustamente riaffermare è stata svenduta già da diversi anni attraverso i vari trattati europei che, di fatto, hanno esautorato la Costituzione e la legislazione italiana, relegando i cittadini al ruolo di semplici sudditi obbedienti, volenti o nolenti; trattati che hanno esautorato anche i politici, ridotti a meri – ma colpevoli – esecutori dei “dictat” che ormai provengono da luoghi e “istituzioni” lontane sia fisicamente che idealmente dai luoghi e dalle problematiche delle quali, invece, intendono dittatorialmente occuparsi. Politici colpevoli perché, si badi bene, erano e sono ben consapevoli di quanto si andava e si va avallando, rendendosi quindi complici della perdita di quella sovranità che gli elettori di questa categoria giustamente, ma ingenuamente, vorrebbero riaffermare. E’ invero un dato di fatto che quasi tutte le coalizioni politiche siano consapevolmente – per soli e squallidi interessi personali – asservite a quei poteri autodefinitisi “sovranazionali” ed ai quali non è consentito disobbedire, pena la esclusione dal mondo e dall’agone politico. Preso atto di queste verità inconfutabili, ne discende che per chiunque si voterà, si voterà in realtà per quei poteri “sovranazionali” che hanno decretato, con l’avallo e la complicità dei nostri politici, la fine della sovranità del popolo. E’ pur vero che sembrano profilarsi all’orizzonte nuovi schieramenti sinceramente indirizzati alla riaffermazione di quella sovranità che ci è stata sottratta, ma si tratta di schieramenti troppo esigui per potere anche minimamente influire sui futuri sviluppi politici ed economici (pessimi) che ci attendono. Ma anche quando qualcuna di queste formazioni riuscisse, col tempo, a farsi valere, quali garanzie avremmo che non saranno costrette a rientrare nei canoni comportamentali dettati dalle oligarchie finanziarie ed europee? I casi di Enrico Mattei, Aldo Moro, Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino o Gianluca Buonanno, solo per fare qualche esempio, ci dicono ben altro: ci dicono chiaramente che o ci si assoggetta ai desiderata dei nostri carnefici o si è “fuori”; a volte anche “in tutti i sensi”.

Ha senso un voto in queste circostanze? Ai lettori la risposta.

Alla seconda categoria di elettori, quelli cioè secondo i quali è inutile votare perché “tanto sono tutti uguali”, nel riconoscere loro di non avere tutti i torti, specie in considerazione di quanto prima affermato, andrebbe tuttavia evidenziato che un tale atteggiamento di rifiuto, sempre e comunque, della partecipazione (o sarebbe meglio dire “alla complicità”?) al voto, li assimila ad una condizione di vassallaggio all’interno della quale, a nostro avviso, non è poi lecito lamentarsi di nulla. Il voto resterebbe comunque l’unico strumento valido, in certe condizioni, per manifestare la volontà e la sovranità popolare, ancorchè umiliata ed annullata da quanto prima evidenziato.

Infine, in relazione a coloro che ritengono inutile la partecipazione al voto in quanto, indipendentemente dal risultato, nulla cambierebbe delle reali condizioni economiche, politiche e sociali, non potremmo che essere costretti, nel dar loro ragione, a riaffermare quanto sostenuto in relazione al secondo gruppo, e cioè che anch’essi si ritroverebbero all’interno di quella condizione di vassallaggio di cui sopra.

Alle superiori considerazioni c’è infine chi obietta che un eventuale “voto di protesta”, in qualsiasi modo indirizzato, sarebbe comunque un utile segnale da lanciare al potere. A questi ultimi si potrebbe rispondere che il “vero potere”, quello cioè delle lobbies finanziarie ed autocratiche molto difficilmente avrebbe un pur minimo sussulto in questa eventualità. Anzi, sarebbe un comodo modo per sottolineare spocchiosamente e falsamente l’esistenza di una “opposizione democratica” che, di fatto, non esiste.

Nelle superiori considerazioni ho volutamente usato il condizionale in quanto, in realtà, una tale diatriba non può interessare gli indipendentisti Duosiciliani.

Premesso che le riflessioni di cui sopra derivano e discendono da una realtà storica che ben conosciamo, inviterei ad ulteriori e diverse riflessioni che giustificano e motivano il perché della conclusione per la quale queste consultazioni non possono interessarci.

Come è ormai noto, le Due Sicilie furono aggredite ed annesse proditoriamente e violentemente contro il volere della stragrande maggioranza della sua popolazione; prova inconfutabile ne è la lunga guerra di resistenza portata avanti dalle sue popolazioni per oltre dieci anni e subdolamente etichettata come “brigantaggio”. I famosi plebisciti con il quali si tentò di sancire e legalizzare l’invasione e l’annessione delle Due Sicilie all’Italia, furono più che una farsa. Vi partecipò meno del due per cento della popolazione; furono vistosamente contraffatti; si tennero sotto la minaccia delle armi e delle intimidazioni. Una buffonata e una truffa insomma, voluta da massoneria, potenze straniere e potentati economici. Ne discende che a tutt’oggi le Due Sicilie “vivono” all’interno di uno stato che le ha annesse illegalmente. Viviamo quindi una realtà illegale, confermata fra l’altro, da innumerevoli illegalità pregresse, non ultima l’incostituzionalità della legge elettorale con la quale sono stati eletti gli ultimi governi (v. sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale). Di conseguenza, sono illegali i politici eletti, illegali le leggi da loro promulgate; illegali gli accordi nazionali ed internazionali da essi sottoscritti. Insomma, viviamo immersi nell’illegalità e di essa impregnati. E, come disse qualcuno molto giustamente, “Una cosa illegale non diventa legale con il passare del tempo…”. Quindi nessuna sorpresa per quanto e come oggi siamo costretti a vivere. E nessuna illusione su quello che, in queste condizioni, sarà il nostro futuro. Siamo stati annessi per essere una colonia interna e tali siamo. Anzi, tripla colonia: dell’Italia e, da alcuni anni, anche dell’Europa, oltre che degli USA.

A questo punto, chi davvero conosce la Storia; chi davvero ha compreso quali siano i veri poteri che determinano le nostre condizioni di vita, passate, presenti e future; chi non si riconosce in quella società che ci è stata imposta dall’unità ad oggi; chi davvero ha maturato una salda, profonda e consapevole scelta indipendentista, non può che rifiutare per intero quella società che ci è stata imposta e, di conseguenza, non può che rifiutare di partecipare, o meglio, di rendersi complice di quella pantomima – perché tale è – che sono le cosiddette “consultazioni” elettorali.

Si potrebbe obiettare: “Ma anche in questo modo ci si ritroverebbe in quella condizione di vassallaggio prima criticata.”. Vero, ma la non partecipazione degli indipendentisti al voto di chi ci ha attaccato, annesso e tradito illegalmente, e continua a farlo, rappresenta il nostro chiaro e netto rifiuto dell’accettazione di quella annessione e di quei tradimenti. Rappresenta il disconoscimento di tutto quanto quella aggressione e quei tradimenti hanno comportato, da allora ad oggi e per il futuro. Rappresenta l’attesa di un riscatto che non tarderà ad arrivare. I tempi stanno maturando.

Boicottiamo quindi queste false e ridicole votazioni o, meglio, partecipiamo annullando la scheda lasciando un segno della nostra presenza. Faremo così chiaramente comprendere che le Due Sicilie non sono disposte ad avallare e giustificare quelle violenze e quella annessione di allora; né le illegalità, le ingiustizie, le collusioni, le sopraffazioni di allora e di oggi, né quelle di domani. Dimostriamo che le Due Sicilie sono vive e fiere e non accettano silenti le prevaricazioni ed i soprusi che subiscono ormai da 158 anni.

“ Traditi ugualmente, ugualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo dalle nostre sventure; che mai à durato lungamente l’opera della iniquità, nè sono eterne le usurpazioni.” (Francesco II).

FONTE: http://www.regnodelleduesicilie.eu/