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J’ACCUSE di Higuaìn

sfogo non di un traditore ma di un tradito

 

Il gesto di Higuaìn, esasperato per i fischi bis del San Paolo, verso la tribuna con De Laurentiis conferma quanto andiamo dicendo dalla scorsa estate. Se immaginate il migliore bomber di tutti campionati italiani e la sua consapevolezza che rafforzare la squadra dell’anno scorso sarebbe bastata  per competere con tutti (come vanamente chiesto a gennaio quando il Napoli era primo…). Se immaginate le promesse di marinaio (già fatte a Benìtez…) sulla futura stagione puntualmente disattese nella strategia di mercato. Se immaginate la reazione dei tifosi al sapere che la squadra aveva già raggiunto il top degli obiettivi aziendali, cioè senza vincere niente di agognato ma con ricchi utili assai più pingui di quelli dichiarati. Allora capirete  il piano escogitato dal soggetto economico-giuridico del calcio Napoli.  Primo porre una clausola altissima (ma aggirabile dalle alchimie contabili…) sul Pipita per spezzare il suo contratto che lo legava agli azzurri; secondo strozzare la prevedibile nostalgia dei tifosi alla perdita del loro beniamino come già constatato per  Lavezzi e  Cavani ma con rischi più elevati per il valore del giocatore e la maturità della squadra. Per quest’ultimo delicatissimo tasto occorreva una scelta drastica e inattaccabile: cedere il centravanti alla squadra più odiata dai supporter azzurri. Con la protezione dell’informazione “governativa” è montata  una campagna diffamatoria su Higuaìn che ha inciso profondamente nella mentalità, assai superficiale in questo caso,  dei tifosi napoletani. Assolutamente inaccettabili sono le obiezioni di comodo di molti “pennivendoli”. La prima è che con i soldi della cessione si è costruita una squadra più forte quando solo risparmiando sul nuovo centravanti e sul “pacco” comprato dal Torino si riusciva egualmente a irrobustire l’organico senza sfaceli economici. La seconda riguarda la volontà del franco-argentino a trasferirsi alla Juventus, ma come poteva mai decidere di rimanere a Napoli uno a cui era stato promessa la squadra per vincere e che si sarebbe messo contro la società rifiutando? Quale serenità poteva mai esserci nella nuova stagione con un Higuaìn rimasto a “dispetto dei santi” con un reale ingaggio insoddisfacente e nessun rinforzo importante? I giochi di squadra portano ai trionfi soprattutto se c’è armonia tra i componenti, disposti a dare il massimo in ogni gara per vincere.  Le non troppo velate parole di Sarri sostengono queste tesi ma mentre costui è da poco alla ribalta della classifica, come molti altri giocatori della rosa,  e non può che migliorare, il Pipita aveva l’età che vieta la pazienza e pretendeva  risposte immediate. E’ tanto difficile rendersi conto che il Napoli dell’anno scorso con gli acquisti possibile fatti, ad eccezione di quelli inutili di cui sopra, e Higuaìn al centro avrebbe scassato tutto in Italia e forse in Europa? I famosi punti persi con le piccole come sarebbero cambiati con uno spietato bomber a disposizione?

Il “J’accuse” di Higuaìn al presidente è lo sfogo non di un traditore ma di un tradito. I tifosi partenopei farebbero bene a cambiare obiettivo nella loro crociata contro il nuovo Giuda Iscariota. Higuaìn comunque passa ma i problemi inibitori della vittoria restano inalterati. O tolleriamo sterili posizioni di prestigio, oppure ci impegniamo per trovare una soluzione radicale. Se meritiamo di più ce lo dobbiamo guadagnare perché l’esosità degli interessi economici non ce lo concederà mai.

Vincenzo Gulì