21 ottobre 2012

In occasione dell’incontro di calcio Juventus-Napoli del 20 u.s. il TGR del Piemonte ha mandato in onda un servizio ignobile da parte del suo inviato Giampiero Amandola che, stuzzicando i tifosi bianconeri contro i Napoletani, ha detto che sono ovunque come i cinesi ma si possono riconoscere dalla puzza (visibile al link: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-fea88d60-a3df-4913-82f4-cd666e7130dd-tgr.html#p=0 ).

Un passaggio arbitrario dal tifo calcistico al razzismo, tanto più grave perché fatto da un giornalista della TV di stato, pagato da tutti i contribuenti anche meridionali.

La sezione sportiva del Parlamento delle Due Sicilie – Parlamento del Sud ®

(che nasce da un’associazione civico-culturale per la tutela degli interessi dell’attuale Sud Italia) eleva una vibrata protesta al Direttore del TGR nazionale Alessandro Casarin a Roma e al responsabile di redazione del Piemonte chiedendo pubbliche scuse per il popolo napoletano.

 

 P.S. la frase incriminata è dal punto 3.07 al punto 3.16 del servizio

Ecco un commento del nostro fratello siciliano Ignazio Coppola (pubblicato su www.regnodelleduesicilie.eu)

DA MASSIMO D’AZEGLIO A GIAMPIERO AMANDOLA LA STORIA D’ITALIA NON E’ FINITA ANZI NON E’ MAI COMINCIATA

di Ignazio Coppola

 

In questi giorni tiene banco nel dibattito sulle testate giornalistiche politico-culturali la presentazione del libro di Ciriaco De Mita dal titolo: “ La storia d’Italia non è finita”.

Alla luce di quanto ci è stato dato d’assistere e di vivere per gli episodi di razzismo e di antimeridionalismo, di questi giorni, a proposito dell’intervista del giornalista della Rai Giampiero Amandola dipendente di un servizio pubblico pagato con i soldi dei contribuenti in cui si è lasciato andare nelle ingiuriosa ed offensiva frase che “negli stadi italiani i tifosi napoletani si riconosco dalla puzza” sarebbe più esatto dire che la “ Storia d’Italia non è mai cominciata” Siamo ancora al punto di partenza allorquando Massimo Taparelli marchese d’ Azeglio, che fu presidente del consiglio del regno di Sardegna ed esponente della corrente liberal-moderata ebbe a dire retoricamente ed enfaticamente “Fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani”. Altro che Italia e fare gli italiani Si tratta infatti, a ben vedere, di quello stesso Massimo d’Azeglio il quale in una lettera inviata il 17 ottobre del 1860 a Diomede Pantaloni e contenuta in un carteggio inedito del 1888 tra le altre cose così testualmente scriveva:” In tutti i modi la fusione con i napoletani mi fa paura è come mettersi a letto con un vaioloso”. Questo era l’edificante concetto di Unità d’Italia, e che tuttora persiste da parte di alcuni e buon ultimo il nostro Amandola, che aveva allora l’autorevole e prestigioso uomo politico piemontese. Da allora è stata, sino ai nostri giorni per 150 anni, una lunga scia di improperie e di teorizzazioni razziste ed antimeridionali passando per Cesare Lombroso ed altri e in special modo nei confronti dei napoletani e dei siciliani. Non molto tempo fa Matteo Salvini proconsole leghista, sempre distintosi per rigurgiti razzisti ed antimeridionali e in tredicesima degno erede e discendente di quel Massimo D’Azeglio, a Pontida in una festa del suo partito la lega Nord, con altre camice verdi e con il vino che scorreva a fiumi, così si ritrovava a cantare in coro con i suoi degni sodali: “ Senti che puzza scappano anche i cani, sono tornati i napoletani, sono colerosi e terremotati, con il sapone non si sono mai lavati” E’ proprio quello che affermava e pensava 151 anni fa il piemontese Massimo Taparelli marchese d’Azeglio che, turandosi il naso, voleva fare gli italiani. Ed oggi degno e coerente continuatore dei due, avendo appreso bene la lezione, delle teorie di d’Azeglio e di Salvini si è dimostrato il buon Giampiero Amandola quando l’altro giorno nella sua scandalosa ed indegna intervista in occasione della partita Juventus-Napoli argomentava sulla puzza con la quale gli sportivi napoletani si riconoscono negli stadi italiani .

Puzza dei meridionali e dei napoletani che ha infastidito nel passato e infastidisce oggi questi emeriti signori del Nord i quali però non si sono mai fatti un problema della puzza dei soldi e delle ricchezze che hanno sempre rapinato e depredato a spese del sud. Ricchezze e rapine, sin dal tempo di Garibaldi perpetrate a danno del sud con i saccheggi del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli operati dal nizzardo e continuate sino ai nostri giorni, per cui ad oggi in Sicilia non esiste più un istituto di credito siciliano essendo calate con la loro presenza le banche del nord a drenare i risparmi dei siciliani per reinvestirli al Nord. E in questo caso come dicevano i romani:” Pecunia non olet” perché, al contrario dei siciliani e dei napoletani, i soldi dei meridionali in questo caso non fanno assolutamente puzza.