L’operazione militare condotta dai Savoia contro il Regno di Napoli fu preparata da lungo tempo dalla Massoneria inglese che aveva riscontrato (giustamente) in quella nazione mediterranea un ostacolo duro, pericoloso e crescente ai suoi obiettivi di dominare economicamente il mondo. I moti rivoluzionari della prima metà dell’Ottocento avevano seminato una rete di agenti e sobillatori nel regno borbonico grazie alla blandizia dei governi che non avevano mai  potuto  fare pulizia radicale dei sovversivi per non affrontare le critiche preconfezionate dei mass media già in possesso della setta internazionale. Il piccolo regno di Piemonte ebbe l’incarico di ammantare di unificazione italiana la conquista del Sud, supportato dalla propaganda generale che parlava di guerra allo straniero e di maturità dei tempi per costituire un solo stato nella penisola italiana. I reali scopi erano immediatamente distruzione delle Due Sicilie e mediatamente quella dello stato pontificio, poiché quest’ultimo rappresentava la forza di coesione dei paesi capaci di opporsi all’avidità della grande Inghilterra. Con un credito illimitato offerto dai banchieri europei, specialmente ebrei, Torino doveva armarsi, addestrarsi (guerra di Crimea) , reclamizzarsi (il “grido di dolore”), inviare terroristi (fratelli Bandiera, Pisacane) , giocare d’astuzia (diplomazia ipocrita), corrompere militari e funzionari (i maggiori già affiliati alla setta massonica) in modo tale da rendere il più semplice possibile la sua operazione coloniale. Alle sue spalle era pronta  una coalizione internazionale con a capo gli Inglesi che forniva mercenari, supporto logistico e copertura militare secondo il bisogno.

Quando Garibaldi partì da Genova,  tutto era preparato compreso l’ingaggio della mafia, ridotta ai minimi termini (come qualsiasi altra forma di criminalità organizzata) dal governo napoletano e quindi vogliosa di rivalutarsi. Anche i baroni si trovavano nella medesima situazione poiché i re Borbone avevano costantemente optato a loro svantaggio e a favore del popolo nelle controversie sociali. Funzionari (alti) corrotti, criminali organizzati e (molti) aristocratici delusi rappresentavano la base per favorire l’invasione; d’altro canto funzionari (bassi) civili e militari, nobili (pochi) lealisti e popolo minuto costituivano la difesa della patria duosiciliana. Da Marsala a Calatafimi, da Palermo e Milazzo fu un susseguirsi di pseudo vittorie garibaldine sul copione di quanto detto prima: la flotta inglese permise lo sbarco e quella napoletana decise di non impedirlo; i soldati borbonici volevano combattere ma i generali li fermavano, li confondevano e li ritiravano; a Palermo la feccia delinquenziale era scambiata per insurrezione; da Napoli venivano ordini assurdi per le false informazioni; la Sicilia si persa in poco più di due mesi! Un terribile stallo si realizzava tra la Calabria Ultra e la capitale: praticamente senza combattere un intero esercito fece passare gli invasori, tutt’altro che volontari per le migliaia di soldati stranieri ,non solo piemontesi, che seguivano Garibaldi grazie alla regia settaria. Un inutile tentativo di resistenza fu organizzato da Francesco II di Borbone al Volturno. Inutile perché il messaggio indiretto che era stato dato all’esercito nei mesi precedenti era inequivocabilmente quello di non vincere, specialmente per non aver perseguitato i palesi traditori e aver concesso una costituzione che di fatto spalancava le porte ai rivoluzionari. Eppure quel 1° ottobre 1860 la forza immane dei nemici (come delineata sopra) era stata messa  a dura prova dal valore dei soldati semplici tanto che una ripresa della lotta l’indomani avrebbe significato certamente la rotta per i garibaldesi. Invece tutto andò come nei piani con un’altra inutile resistenza nella fortezza di Gaeta con la speranza più consistente riposta nella diplomazia internazionale. Propria quella che aveva pattuito la fine del Regno delle Due Sicilie…

Il plebiscito del 21 ottobre ’60 fu il pretesto per annettere l’antica nazione di Ruggero il Normanno e di Federico di Svevia all’insignificante Piemonte. Votarono pochi, votarono gli stranieri, votarono in forma non segreta e si disse che “il popolo”tutto aveva approvato! Il grande progetto internazionale contro Napoli era riuscito in maniera ancora più agevole del previsto. Nonostante i saccheggi di Garibaldi & C. al Sud c’erano tanti soldi da ripagare invasori, banchieri, corrotti e risolvere l’annosa “questione settentrionale” fatta di antichi stenti ed emigrazioni. Ma, proprio dal popolo tradito e imbrogliato venne improvvisamente il segnale per salvare la dignità e mettere, ancora una volta, a repentaglio il diabolico piano massonico.

 

V.G.