Sovente i ministri dell’Economia  esprimono giudizi pesantissimi sui politici meridionali che non spendono i fondi comunitari impedendo il decollo dei settori  produttivi del Mezzogiorno. Li  chiamano “cialtroni e irresponsabili” scrollando dalle spalle dei governi nazionali ogni possibile colpa.

La faccia ridanciana di costoro nell’additare l’incapacità dei meridionali fa intendere l’opinione di fondo che alligna a nord, cioè che il Sud non sa rialzarsi nonostante i sussidi, ora anche europei. Il cerchio si chiude e il luogo comune, vecchio di 151 anni, del Mezzogiorno che tutti hanno tentato inutilmente di salvare, si risente alla vigilia del completamento del federalismo. Oggi è appunto il periodo  di ribadire che le due Italie che stanno ultimando di predisporre a nord sono ampiamente giustificate dagli errori ripetuti e imperdonabili dell’elettorato attivo e passivo al di sotto del Garigliano.

Ovviamente noi non la pensiamo così. Per adesso, incominciamo col rispondere al membro del governo di Roma che quei politici da lui offesi sono per il Nord una risorsa preziosissima, che lui dovrebbe addirittura coccolare. Ogni euro sottratto allo sviluppo meridionale in qualche maniera incrementa i profitti settentrionali, in primo luogo con produzioni sostitutive. Solo gli ingenui possono credere alla storiella che gli amministratori del sud solo per indolenza o ignoranza perdono i fondi comunitari; c’è qualcosa di diverso e di più per spiegare il loro comportamento.

La verità si può avvicinare meditando sul loro silenzio nella sequela di provvedimenti governativi contro il sud; ciò rende fin troppo agevole il massacro economico che dal 1860 spetta ai vinti ed ai loro discendenti. Non ti conviene ai padroni attaccare i politici meridionali con tanta superficialità perché senza la loro acquiescenza il Nord non avrebbe vita facile. Cialtroneria e irresponsabilità sono invece le parole sacrosante che grideranno loro gli elettori del Sud quando si desteranno liberandosi dalla bugie risorgimentali.

Il Sanfedista