Fantacronaca di un futuro onirico (finchè si dorme…)

Dopo la prodigiosa ricostituzione del libero stato delle Due Sicilie nella corrispondente ed acconcia forma monarchica, ad ogni anniversario del giorno radioso della sua proclamazione a Napoli si teneva una grande parata militare che si snodava per le strade della capitale fino alla confluenza nell’antico Largo di Palazzo, ribattezzato Piazza delle Due Sicilie. Era detta Celebrazione della Redenzione, tanto per distaccarsi definitivamente dal linguaggio neo giacobino pieno di “Feste della Liberazione” che ricordavano giusto il contrario…

Una folla immensa, proveniente da ognuna delle ventidue province con le delegazioni degli intendenti, si assiepava tra le vie della metropoli partenopea. I borbonici colori bianco e rosso campeggiavano ovunque assieme alla bandiera più bella della storia che tinteggiava Napoli di bianco e d’oro.

Provenienti da varie caserme e pubblici edifici le unità confluivano nella via Foria e allo Spirito Santo per marciare per Toledo. Bande militari intervallate seguivano i partecipanti, attese da quella maggiore schierata nel largo del San Carlo, diffondendo musiche marziali che evocavano le nostre vestigia.

In Piazza delle Due Sicilie un grande palco, situato tra le statue equestri di Ferdinando IV e Carlo VII, ospitava le autorità civili, militari e religiose.

Una particolare emozione scuoteva gli animi quando la testa del corteo appariva a San Ferdinando spuntando da via Toledo. La parata militare con riguardava solo i soldati delle forze di Terra, di Mare e di Cielo dell’esercito duosiciliano. Essa meritatamente faceva omaggio a coloro che avevano difeso il regno con orgoglio e sacrificio nei suoi momenti più drammatici.

I primi a sbucare erano i Lazzari, con i loro abiti logorati e le insegne della Croce e di San Gennaro; venivano poi i Sanfedisti, con i vessilli della regina Maria Carolina, con reparti speciali in costume d’epoca giunti dalla Russia e dalla Turchia; non potevano poi mancare i Briganti di fine Settecento al comando del figurante di Fra Diavolo. Gli applausi della gente divenivano ovazione quando irrompevano i Briganti anti-risorgimentali con i vari capimassa che precedevano le bande, tutti con bandiera nazionale, coccarda rossa e molti con lise uniformi d’epoca. Una vera e propria ovazione deflagrava quando seguitavano i Briganti del XXI Secolo con una delegazione dei veterani delle vaie province che avevano vissuto il tempo duro ma trionfale della Redenzione dal servaggio italiano.

Infine la rivista delle moderne truppe regolari con ostentazione delle più sofisticate armi volte ad ammonire l’invidia nemica, con il contemporaneo e assordante  passaggio delle Saette Bicolori che tracciavano scie biancorosse sulla capitale e sul mormorio delle persone felici.

Poi un silenzio d’attesa riempiva la grande piazza finché l’Inno Nazionale delle Due Sicilie non rimbombava sin nei vecchi e distanti vicoli di Napoli. Lentamente tra gli applausi era issata  un’enorme bandiera avanti al palco. Al suo sventolio finale dal forte di Sant’ Telmo e dalla marina militare in rada seguiva una bordata a salve di artiglieria che concludeva con un grande tripudio generale il giorno della Celebrazione mentre il Capo dello Stato si allontanava commosso e ancor più determinato a tutelarne l’integrità e la continuità.

Vincenzo Gulì